Cinque operai dell'Ilva di Taranto hanno trascorso tutta la notte sulla torretta di smistamento dell'altoforno dell'Ilva. Alternandosi fra loro a gruppi di cinque e senza bloccare o rallentare la marcia produttiva dell'impianto, hanno deciso di mantenere il presidio a circa 60 metri di altezza in un punto dove transitano i nastri di carica e che è comunque accessibile agli addetti all'altoforno stesso. Uno degli operai ha anche consegnato un messaggio al segretario della Uilm, Antonio Talò, che nella nottata si è recato sull'impianto, chiedendo che i posti di lavoro siamo salvati. Stamane hanno anche issato uno striscione con la scritta "Lavoro è dignità".

Sempre in mattinata, poi, altri lavoratori sono saliti in cima al camino E312 dell'area agglomerato per manifestare il proprio disagio e la preoccupazione per il futuro occupazionale. Lo si è  appreso da fonti aziendali.

La protesta sull'altoforno, cominciata ieri sera e non  organizzata dai sindacati metalmeccanici, ha un significato simbolico. Da quando è cominciata la vicenda giudiziaria dell'Ilva i lavoratori hanno effettuato diversi blocchi stradali e sit in all'esterno del siderurgico ma mai, come invece questa volta, gli operai erano saliti a 60 metri di altezza su un altoforno.

La scelta è caduta sull'altoforno 5 sia perché è il più grande d'Europa e quello con maggiore capacità produttiva dello stabilimento di Taranto, sia perché la sua fermata, prevista nel piano predisposto dai custodi giudiziari responsabili delle aree Ilva sotto sequestro, significherebbe assestare un colpo non indifferente a tutto il siderurgico.

Nel piano consegnato all'Ilva giorni fa, insieme a cokerie e acciaieria 1, i custodi giudiziali hanno infatti intimato la fermata e il rifacimento degli altoforni 1 e 5 e la dismissione con rifacimento dell'altoforno 3. Che il clima fosse teso in fabbrica lo si era capito già ieri con lo striscione apparso all'esterno della direzione, e in quel punto rimasto per molte ore prima che venisse rimosso, con la scritta significativa "Pronti a tutto".

Anche il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, riferendosi alla situazione dei lavoratori e al presidio effettuato all'esterno della direzione, ha parlato di "comprensibile stato di agitazione in attesa del pronunciamento dell'autorità giudiziaria". E proprio oggi il gip Patrizia Todisco dovrebbe pronunciarsi in merito all'istanza dell'Ilva che ha chiesto la possibilità di una "minima capacità produttiva" a fronte ad un piano di investimenti immediati da 400 milioni di euro.

Il piano, però, a cui è strettamente collegata l'istanza aziendale, è stato però bocciato sia dai custodi che dalla Procura. Di qui la percezione negativa dei lavoratori che danno per scontato che anche il gip si pronuncerà sfavorevolmente con evidenti conseguenze sul lavoro.

aggiornato alle 10:27