La Procura della Repubblica di Taranto ha detto no all'istanza di dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati avanzata dai legali dell'Ilva, rimettendo gli atti al gip al quale chiedono di sollevare la questione di legittimità costituzionale sulla legge 231 del 24 dicembre 2012, il cosiddetto decreto salva-Ilva. Secondo l'azienda, il valore dei prodotti sequestrati (1 milione e 800 mila tonnellate) è pari a 1 miliardo di euro.

Tocca dunque al gip Patrizia Todisco, al quale la Procura ha inviato una corposa documentazione. Se dovesse ritenere manifestamente infondata la richiesta dei pm, deciderà nel merito dell'istanza di dissequestro dei prodotti. Se invece la riterrà fondata, solleverà la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale, trasmettendo gli atti alla Consulta.

In mattinata si è parlato in generale della questione Ilva durante la tradizionale conferenza stampa d'inizio anno della Cgil pugliese. "Il gruppo Riva ha perso di credibilità. Riteniamo che non potrà mai più essere nelle condizioni di realizzare gli investimenti di 4 miliardi di euro". Così il segretario generale della Cgil Puglia, Giovanni Forte, . "Siamo perplessi - riferisce l'Ansa - che il gruppo Riva abbia la capacità di mostrarsi come un gruppo industriale che guarda alla produzione ed all'interesse della comunità locale".

A suo giudizio "ci sarà bisogno di un intervento più forte da parte dello Stato, che dovrà impegnarsi di più anche rispetto alla conduzione. Questo non vuol dire ritornare alla partecipazioni statali: si tratta di inventare nuove forme di partecipazioni dello Stato che oggi riguarda l'Ilva e domani altre imprese ritenute strategiche. In Francia è avvenuto e sta avvenendo. Bisogna riuscire, dopo il decreto del governo nazionale, a far realizzare gli investimenti".