Quella dei rider, i ciclofattorini, è una situazione drammatica, più volte denunciata dalla Cgil e dalla Filt. Il sindacato dei trasposrti dopo aver indetto il primo sciopero nazionale il 25 maggio scorso, ha proclamato una nuova giornata di mobilitazione per domani, 15 giugno, con un presidio davanti alla prefettura di Milano.

Il neo-ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha anche incontrato una delegazione di fattorini il 4 giugno promettendo “assicurazione e paga minima dignitosa”. L'assessore al lavoro di regione Lombardia, Melania Rizzoli, ha invece convocato una delle aziende per aprire un tavolo al Pirellone. I problemi da risolvere per questa categoria, però, sono molti e parecchio complessi, a partire dalla tutela della salute e della sicurezza.

L'obiettivo è chiedere una legge nazionale, anche sulla scorta della Carta dei diritti Universali, che riconosca salario, welfare e sicurezza alle persone che lavorano per le principali società del food delivery. La Filt, con lo sciopero dello scorso mese e l'iniziativa di domani, chiede anzitutto l'immediata “convocazione di un tavolo di confronto al fine di concordare le forme migliori di contrattualizzazione dei lavoratori interessati”.Per il sindacato dei trasporti Cgil sono molte le questioni da affrontare, dalla “modalità di organizzazione del lavoro alle corrette retribuzioni, dalle giuste tutele per l'incolumità di chi quotidianamente opera sulle strade delle città alla corretta formazione per la sicurezza, dall’adeguato investimento sugli strumenti di lavoro alla necessaria tutela sanitaria e professionale”.

La Filt, dunque, invita tutti i lavoratori “a mobilitarsi per aprire una vera e proficua contrattazione con le organizzazioni firmatarie del contratto nazionale del trasporto merci e della logistica e affinché il legislatore intervenga con norme chiare e di garanzia per i lavoratori e i consumatori”.

Sono 3 mila i rider che lavorano a Milano. Il 90 per cento con ritenuta d'acconto, senza le coperture assicurative minime e periodi di formazione sulla sicurezza. Eppure sono trattati come personale subordinato a tutti gli effetti, tanto che alcune piattaforme espellono i rider che rifiutano più di tre consegne.

Il sindacato chiede alle aziende di non sottrarsi più a un tavolo con le parti sociali, ma di definire una normativa a livello nazionale, nonostante alcune regioni come Lazio e Toscana si siano mosse per regolamentare l'attività dei rider. Per la Filt le piattaforme online sono chiamate ad assumersi le loro responsabilità, perché dal 1° marzo la figure del rider va inquadrata con il contratto nazionale del trasporto merci.