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“L'impianto complessivo rimane sostanzialmente invariato: un'idea di autonomia scolastica interamente basata sulla centralità del dirigente scolastico e della sua gestione e su finanziamenti privati diretti, che creeranno un nuovo abisso di diseguaglianza tra scuole e tra territori e metteranno a rischio l'autonomia didattica”. Così Alberto Irone, portavoce nazionale Rete degli Studenti Medi, commenta il ddl del governo sulla "Buona Scuola" licenziato ieri sera (13 marzo) dopo mesi di annunci e settimane di rinvii.
“Non si fa menzione - si legge nella nota - del diritto allo studio, in un paese dove il 47% degli italiani non arriva a fine mese (Eurispes) e la dispersione scolastica si attesta ancora al 17%. Però si conferma l'impiego di risorse dello Stato per sgravi fiscali alle rette delle scuole paritarie che, anche se limitato fino alle scuole medie, è un grande regalo alla lobby delle private e uno schiaffo alla concezione laica, pubblica e democratica dell'istruzione”.
La proposta del governo, osserva Irone, “mette ancora una volta il preside al centro della governance, attribuendogli nuove e vaste prerogative senza prevedere altrettanti poteri per gli organi collegiali, nuovi e più concreti meccanismi di partecipazione degli studenti, regole democratiche chiare. Così la scuola è una macchina amministrata da un solitario deus ex machina (e dalla sua squadra), non certo una comunità, e il modello educativo resta il solito vecchio autoritarismo di gentiliana memoria. Siamo di fronte a un grave errore politico e culturale di interpretazione”.
“La scuola che vogliamo, quella buona per davvero - sottilinea il portavoce - parte da un grande e concreto investimento nel diritto allo studio, per ottenere un'istruzione pubblica gratuita per tutte e tutti, passa per una radicale revisione del sistema dei cicli e arriva all'autonomia scolastica interpretata come autonomia democratica".
"La speranza - conclude - è che il Parlamento sia in grado di compiere una riflessione politica seria che porti a un vero cambiamento: chiediamo subito di cancellare gli sgravi per le paritarie, i meccanismi di finanziamento privato diretto, di superare lo strapotere dei 'presidi-manager-sindaci' con una vera riforma degli organi collegiali e della democrazia scolastica, di approvare e finanziare la legge nazionale sul diritto allo studio scolastico e la riforma dei cicli. Se anche il Parlamento, come il Governo, non vorrà ascoltare gli studenti, nelle scuole porteremo una vera mobilitazione all'insegna di queste parole d'ordine: diritto allo studio, nuovo modello educativo, autonomia democratica”.