Da anni, la Filt Cgil denuncia in tutte le sedi, aziendali, politiche e istituzionali, il disimpegno del gruppo Fs in Friuli Venezia Giulia, sia nel comparto merci che nel comparto viaggiatori. Disimpegno che ha pesanti conseguenze, oltre che sulla competitività delle aziende, anche in termini di occupazione: nel solo gruppo Fs gli addetti sono scesi dai 6.000 degli anni Ottanta agli attuali 2.000.

"È da tempo immemore che chiediamo al mondo economico e politico – dice Danilo Gortan, segretario Filt regionale – di tutelare gli interessi del territorio rispetto a decisioni, prese fuori regione, il più delle volte a Roma, di ridimensionamento e riduzione della disponibilità delle infrastrutture ferroviarie, ma non siamo ascoltati. Mentre parla di federalismo portuale, spesso a  sproposito, l’amministrazione regionale non si accorge che non solo non si sviluppano le necessarie infrastrutture di raccordo con i porti di Trieste, Monfalcone, San Giorgio di Nogaro, ma vengono fortemente depotenziate quelle esistenti, come Villa Opicina e Cervignano smistamento. C’è bisogno d’interventi urgenti di potenziamento anche di tratte come la Cervignano-Udine, la circonvallazione di Udine, la Gorizia-Nova Gorica, il Bivio San Polo a Monfalcone, opere indispensabili per rilanciare il trasporto ferroviario nella Regione".

"In una fase di grave crisi economica e di scarse disponibilità finanziarie – prosegue il segretario Filt del Friuli –, bisogna essere capaci di selezionare le priorità e di fare una programmazione attenta; in una logica di sistema ed essendo tutti ben consapevoli, dai nostri europarlamentari fino al comune più piccolo, quali sono le infrastrutture necessarie perché il Friuli possa cogliere tutte le opportunità legate al fatto di essere punto d’incrocio fra il Corridoio 5 e quello Adriatico-Baltico. Per raggiungere risultati è necessario che tutti soggetti interessati, istituzioni e parti sociali, siano capaci di convergere su obiettivi comuni e di trovare il giusto punto d’incontro tra domanda e offerta di trasporto. Nel caso dei raccordi ferroviari, quindi, bisogna sì impedire che Rfi li chiuda, ma anche produrre traffico sostenibile sia sul piano economico che su quello ambientale: la realizzazione di cattedrali nel deserto giova solo a chi le costruisce. Ecco perché la Filt ritiene improrogabile l’apertura di un tavolo regionale con Rfi, con la partecipazione attiva, oltre che della Giunta, di tutte le forze politiche presenti in Consiglio, degli enti locali, delle associazioni imprenditoriali e del sindacato".