«Come Flc Cgil del Trentino, ribadiamo che la retribuzione e i requisiti per l'accesso all'insegnamento ne sistema della formazione professionale in Trentino non sono in discussione: chi sostiene che stipendi e titoli del personale docente verranno ridotti non dice la verità o ha preso un abbaglio. L'insegnamento infatti non si svende. Come non si mette in discussione il finanziamento pubblico alla formazione professionale che dovrà essere mantenuto costante nel tempo per garantire una scuola di qualità». Cinzia Mazzacca, segretaria generale della Flc Cgil, e Vincenzo Vanacore che per la stessa segreteria di categoria segue il comparto della formazione professionale, smentiscono categoricamente le accuse lanciate a mezzo stampa dal consigliere provinciale Filippo Degasperi e rassicurano i docenti - una fetta ristretta del mondo della formazione professionale - che hanno firmato una petizione riguardo il confronto con la Provincia sulla revisione del contratto collettivo provinciale di lavoro: retribuzioni e titoli per l'insegnamento negli istituti professionali non sono in discussione.

«La Flc Cgil - ricordano i due sindacalisti - richiede da anni la provincializzazione del sistema della formazione professionale e nel frattempo ha sempre sostenuto la scelta politico-sindacale di mantenere, nell'attuale sistema della formazione professionale unitario, un'omogeneità di condizioni di lavoro di tutto il personale, giudicandolo elemento imprescindibile per garantire la qualità del sistema».

In questo contesto si inserisce nel settembre 2013 la decisione del Centromoda Canossa di applicare ai nuovi assunti un contratto di lavoro, quello nazionale, peggiorativo sotto molti aspetti, sia economici sia giuridici, rispetto a quello applicato sul territorio provinciale. Allora la Flc Cgil si mobilitò immediatamente contro questo pericoloso precedente nella consapevolezza che, se la Provincia non fosse intervenuta subito con una decisione politica, tale modello si sarebbe potuto replicare anche presso altri Enti paritari, determinando la frantumazione dell'attuale sistema formativo.

Infatti oltre ai due istituti provinciali, in Trentino la formazione professionale è affidata per la maggior parte agli enti paritari attraverso un “contratto di servizio” che determina le regole che gli enti devono rispettare per essere considerati sostitutivi del servizio pubblico.

Proprio per garantire a tutti i docenti del sistema un eguale trattamento, il sindacato di via dei Muredei  propose un emendamento alla legge finanziaria provinciale 2014 in modo da poter avere nella legge provinciale della scuola un riferimento certo al contratto provinciale per tutti i lavoratori della formazione professionale, senza riuscire a strappare il consenso di tutte le sigle sindacali del settore.

Così a settembre 2014 il Centromoda Canossa ha chiamato le organizzazioni sindacali a sottoscrivere un contratto integrativo per i nuovi assunti in modo da equiparare, “per quanto possibile”, il trattamento economico a quello previsto per il restante personale. La Flc Cgil rispose chiedendo a Cisl Scuola e Uil Scuola di non sottoscrivere quell'accordo, in quanto si sarebbe configurato come una legittimazione dell'applicazione del  contratto nazionale in provincia di Trento e invitò gli altri sindacati ad unirsi alla richiesta da presentare al Presidente Rossi per chiarire definitivamente agli Enti paritari il vincolo del contratto provinciale per tutta la formazione professionale. «La nostra proposta - affermano i sindacalisti dell Flc Cgil - non è stata accolta e per questo motivo non abbiamo firmato quell'intesa, in quanto, per la prima volta, nella formazione professionale del Trentino veniva introdotto un contratto peggiorativo che tra le tante cose ha aperto la strada alla figura del “formatore” invece di quella del docente e un orario settimanale di 36 ore».

«Proprio per evitare che questo modello si estendesse alla formazione professionale provinciale e paritaria, - spiegano Mazzacca e Vanacore - abbiamo chiesto alla Provincia di stabilire una volta per tutte che il contratto di lavoro di riferimento per tutto il settore della formazione professionale fosse quello provinciale escludendo il contratto nazionale. e proprio di questo si sta discutendo al tavolo di confronto con la Provincia al quale partecipiamo per garantire la massima tutela del ruolo degli insegnanti e la qualità della nostra scuola professionale, mantenendo l'unitarietà di sistema, unico baluardo contro una deriva, quella della balcanizzazione della formazione professionale, che va scongiurata».

Il tavolo in questione si è aperto il 14 gennaio 2015 con la convocazione da parte della Provincia di tutte le sigle sindacali rappresentative del comparto contrattuale provinciale di riferimento: ata, scuola dell'infanzia e formazione professionale. In quella sede l'amministrazione provinciale ha illustrato quali siano le esigenze della formazione professionale che devono trovare una risposta strutturale all'interno del sistema, anche attraverso un confronto sul contratto di lavoro che, secondo la Provincia dovrà rimodulare l'orario di lavoro introducendo nuovi meccanismi di flessibilità.

«A quella proposta - continuano i due sindacalisti - abbiamo risposto a marzo con una nostra ipotesi di revisione del contratto provinciale della formazione professionale, ipotesi approvata dal direttivo della nostra categoria e dai lavoratori del comparto riuniti in assemblea».

Nessuna risposta ufficiale è ancora arrivata da Piazza Dante, ma la Provincia ha convocato le organizzazioni sindacali per il prossimo 4 giugno, quando si tornerà ad affrontare il nodo del contratto. «Sui punti centrali della nostra proposta - concludono Mazzacca e Vanacore - ci attendiamo risposte positive da parte della Provincia. Solo così infatti potremo accettare il nuovo contratto».