Una nuova frontiera della truffa ai danni dei braccianti in provincia di Foggia. È quella che ha scoperto la Flai Cgil impegnata nel tour del Camper dei diritti nell’ambito del progetto nazionale “Gli invisibili delle campagna di raccolta”. Al sottosalario, al pagamento a cottimo, alla denuncia da parte dei datori di lavoro di giornate di molto inferiori a quelle reali con conseguente elusione contributiva e previdenziale, all’intermediazione di caporali, ecco aggiungersi le truffe fiscali. “Siamo di fronte ancora una volta a meccanismi che penalizzano i lavoratori, che si vedono sottratte somme loro spettanti per legge”, denuncia Daniele Calamita, segretario generale della federazione di caregoria di Capitanata.

Il meccanismo è semplice: “Ci è stato spiegato dagli stessi braccianti – dettaglia Calamita – e dalle informazioni raccolte ha una larghissima diffusione da alcuni anni. I lavoratori al momento dell’assunzione pattuiscono il cosiddetto salario di piazza, una paga giornaliera inferiore alle tabelle previste dal contratto. Come se ciò non bastasse, sono costretti a firmare in bianco il modello relativo alle detrazioni fiscali. E consegnando copia dello stato di famiglia e dei tesserini sanitari all’imprenditore agricolo di turno, consentono alle aziende di compilare i modelli necessari per le detrazioni fiscali per reddito e familiari a carico. Detrazioni che secondo la legge dovrebbero integrare la paga del lavoratore, ma che invece consentono di fatto all’azienda di risparmiare un’ulteriore quota sulla paga pattuita”.

Le aziende che usano tali meccanismi “sono le stesse che già godono della fiscalizzazione degli oneri contributivi, che non applicano il contratto di lavoro e le relative tabelle salariali, che pagano mediamente 30 euro netti alle lavoratrici e circa 40 ai lavoratori”. Considerando che questo meccanismo può produrre al lavoratore un danno anche superiore ai 2.000 euro annui, rapportandolo alle decine di migliaia di lavoratori agricoli, il totale delle somme trattenute dalle aziende, secondo una stima approssimativa, potrebbe aggirarsi sui 10 milioni di euro annui per la sola provincia di Foggia.