“Si tratta di un settore frammentato e poco rappresentato dalla narrativa classica sull'economia, ma è un settore che nella crisi economica va in controtendenza, perché si rivolge ai Paesi più ricchi, e sul quale vale la pena investire, anche in termini organizzativi”. Così, Leonardo Croatto della Flc Cgil di Firenze, stamani al seminario a Palazzo Sacrati Strozzi nel capoluogo toscano su “Istruzione e cultura nell'era della globalizzazione: gli studenti stranieri negli istituti di alta formazione in Toscana”, organizzato dal sindacato assieme ad Asaui, sotto il patrocinio della Regione.

“È in questo settore che si può dare senso alla retorica degli investimenti sulla cultura. Il seminario di oggi è un esempio positivo a cui dare seguito, perché dimostra che il modo giusto di lavorare è quando si mettono intorno a un tavolo il soggetto pubblico, le parti sociali, i datori di lavoro e il mondo della conoscenza. Serve un impegno congiunto”, ha aggiunto Croatto.

In Toscana ci sono almeno 50 università e scuole americane o straniere che si rivolgono a studenti stranieri: questi ultimi sono almeno 5.000 - l'80% dei quali, al termine dell'esperienza, dice di voler tornare nella regione -, coinvolti per periodi medio-lunghi (per il 25% di loro un aspetto negativo è il costo della vita in Italia). Il giro d'affari è di circa 150 milioni (la Toscana è seconda solo al Lazio), prodotti dalle seguenti fonti: investimenti delle varie istituzioni, pubbliche e private; rette degli studenti; fornitori delle scuole (edilizia, affitti o compravendite immobili, alimenti, attrezzatura per ospitalità o gestione struttura); recuperi di immobili di prestigio del territorio; 3.000 posti di lavoro, di cui 1.000 di personale delle scuole, con varie forme contrattuali; interesse turistico prodotto dall'indotto e grande promozione del territorio rispetto agli aspetti economici e culturali.