Quattro ore di sciopero generale giovedì 6 dicembre, per dire no a un “nuovo accordo separato e a perdere per i metalmeccanici, che peggiora le condizioni salariali, di vita e di lavoro”. La Fiom di Perugia e quella di Terni hanno presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Perugia, le iniziative di mobilitazione che il sindacato delle tute blu della Cgil, di gran lunga il più rappresentativo in Italia e in Umbria, metterà in campo per contrastare quello che definisce “lo smantellamento del contratto nazionale”.

“Uno sciopero assolutamente necessario – hanno spiegato i segretari generali della Fiom di Perugia e Terni, Maurizio Maurizi e Claudio Cipolla – per denunciare e contrastare l'atteggiamento di Federmeccanica, che, insieme a Fim e Uilm, esclude dalla trattativa per il rinnovo del contratto la Fiom, cioè il primo sindacato dei metalmeccanici”. E lo sta facendo, hanno aggiunto i due segretari, introducendo “elementi fortemente lesivi per i lavoratori del settore, come il mancato pagamento della malattia per i primi tre giorni, o l'eliminazione degli automatismi sugli scatti di anzianità e i passaggi automatici di livello previsti dal contratto”.

In Umbria lo sciopero sarà di 4 ore e vedrà una serie di iniziative su tutto il territorio regionale.
A Terni, sono previsti presidi davanti alle principali aziende del capoluogo, a partire dalla Ast ThyssenKrupp, mentre in provincia di Perugia la Fiom organizzerà una “Staffetta per il contratto”, un'iniziativa itinerante che porterà i lavoratori a passarsi simbolicamente il testimone (il contratto nazionale) su tutto il territorio provinciale: si comincia alle 12 alla Terexlift di Umbertide, poi alle 14 si passa alla Iverplast-Emu di Marsciano e alle ore 160 si conclude davanti alla Ims-Isotta Fraschini di Spoleto (territorio più penalizzato dalla crisi in questo settore). “Una carovana per il lavoro – spiega la Fiom Cgil – che sarà ancora occasione per dar voce ai lavoratori, raccontando anche le crisi aziendali che rischiano di trasformare il nostro tessuto produttivo in un deserto economico e sociale”.