Cartoline virtuali e un video, accompagnato dalle note della Toccata in la maggiore per arpa e orchestra d'archi di Domenico Paradisi - lo storico intervallo della Rai -, dove scorrono le immagini di cantieri di restauro di alcuni beni tutelati - restaurati o in fase di restauro - che appartengono all'immenso patrimonio artistico e culturale del Paese, e uno slogan/hashtag #MibactBattiUnColpo: dalla Fillea parte la campagna d˙agosto per la regolarità del lavoro degli operatori del restauro, impegnati nelle opere commissionate dal Mibact. A settembre, se non ci saranno risposte, prenderà il via una più diffusa e 'reale' mobilitazione.



La richiesta della Fillea è stata anticipata nei giorni scorsi dal segretario nazionale Dario Boni. "Negli appalti di opere pubbliche del Mibact ai restauratori viene applicato un contratto difforme con quanto stabilito dal nuovo Codice degli appalti. Cosa aspetta il ministero a far rispettare le nuove norme nei lavori di restauro?ˇ Le nuove norme, a cui si riferisce la Fillea, sono il Codice appalti e la nota n. 14775 del ministro Poletti, che non lascia dubbi d'interpretazione: nei lavori oggetto di appalti pubblici e concessioni è applicato il contratto collettivo nazionale del settore, stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative sul piano nazionale.

Ma in molti cantieri di restauro, da quello del Portico d˙Ottavia a Roma, al Duomo di Napoli, al palazzo Nani Mocenigo a Venezia, alla chiesa del Crocefisso a Galatone, spiega Boni, "per i lavoratori non è applicato il contratto nazionale degli edili, sottoscritto dai sindacati maggiormente rappresentativi, ma quello Finco-Ugl, che declassa e fa perdere diritti e salario già acquisito da decenni  dai lavoratori del settore". Quindi, un contratto che rischia di "penalizzare ulteriormente chi è già vessato dalla precarietà, con l'elusione di norme fondamentali a tutela della sicurezza e della giusta retribuzione. In quei cantieri, i restauratori percepiscono stipendi di alcune centinaia di euro inferiori a quanto previsto dal contratto edileˇ, denuncia la Fillea.

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Non solo, ma il Mibact ha deciso di affidare a queste parti sociali non rappresentative il compito di elaborare le modifiche del nuovo Codice degli appalti, per quanto attiene le materie del dicastero, escludendo completamente le altre parti sociali che legittimamente, da quasi vent˙anni, rappresentano lavoratori e imprese del settore, consegnando di fatto – prosegue il dirigente Fillea – questioni delicatissime, come la qualificazione d'impresa, gare e capitolati d˙appalto, costi del lavoro e della professionalità, a chi per difendere interessi di parte ha scientemente abbassato i livelli salariali ed elude sistematicamente proprio quelle regole che il Codice degli appalti prevede. "Il Mibact conosce la circolare del ministero del Lavoro?ˇ E lo stesso ministero del Lavoro è informato del fatto che un altro dicastero sta agendo, in materia di lavoro, al di fuori dalle regole?ˇ chiede la Fillea.

Sul nuovo Codice degli appalti è in corso un serrato confronto tra sindacati, Mit e Anac, "da cui attendiamo le linee guida su una materia delicata, come quella delle internalizzazioni del personale in house delle concessionarie autostradali. Non capiamo quali siano le dinamiche per cui il ministero dei Beni culturali invece scelga di avere come interlocutori parti sociali che rappresentano una minoranza delle imprese del settore e dei lavoratori", conclude il dirigente sindacale degli edili Cgil. Dalla Fillea, quindi, due richieste al ministro Franceschini, su cui già alcuni parlamentari si sono espressi favorevolmente: il Mibact sospenda subito le procedure in corso che contrastano con quanto stabilito dal ministero del Lavoro, e convochi le parti sociali più rappresentative, ripristinando una linea di coerenza con le nuove regole sugli appalti".