"Nel mondo ci sono gruppi più grandi dell'Eni che stanno investendo sui gasoli. Invece, Eni ha deciso il contrario: ma siamo sicuri che ci vedono giusto? Se fossi il governo, chiederei al management dell'Eni: ma come pensate di essere i grandi campioni dell'industria italiana, se contemporaneamente riducete le produzioni e la presenza nella chimica, oltrechè nelle materie petrolifere? Se tutte le grandi imprese ragionassero così, non esisterebbe un futuro industriale per il nostro paese. Oltretutto, petrolchimica e chimica hanno bisogno di piani a lungo termine, non di progetti di pochi anni. Non si può annunciare, come ha fatto l'Eni, di investire sulla chimica verde e sul biofuel e contemporaneamente tagliare le produzioni esistenti. Allora si può chiedere al governo di intervenire affichè l'Eni rispetti gli accordi sindacali sottoscrittti, che prevedono la salvaguardia degli impianti, nonchè dell'occupazione? E, sotto quest'ultimo punto di vista, non ci sono solo i lavoratori dell'Eni da tutelare, ma anche quelli dell'indotto, che stanno già pagando un prezzo più alto dei lavoratori che stanno sui siti produttivi". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a proposito del piano di dismissioni dell'Eni e in attesa dell'apertura del tavolo negoziale tra governo, azienda e sindacati sul futuro industriale del gruppo (in particolare sul destino dell'impianto di Gela), fissata per oggi pomeriggio presso il ministero dello Sviluppo Economico.

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