Ultimo aggiornamento: 5 dicembre 2015, 11.45

Dopo le riuscitissime mobilitazioni di questi giorni a Porto Marghera, Porto Torres, Priolo, negli stabilimenti di Versalis, i sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil alzano il tiro e proclamano 8 ore di sciopero nazionale per il 20 gennaio 2016 in tutti gli insediamenti italiani del gruppo Eni e della società Saipem. Il 17 dicembre manifestazione nazionale a San Donato Milanese, la sede centrale dell'Eni.

“Non siamo di fronte ad un normale riassetto di una grande azienda, ma allo smantellamento della chimica italiana e ad una accelerazione del processo di trasformazione dell’Eni che vede le sue attività tutte concentrate fuori dall’Italia”: è l’accusa che i segretari generali Filctem, Femca, Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani lanciano dall’assemblea nazionale a Roma di tutti i delegati del Gruppo Eni, presenti i segretari generali delle tre sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo che proprio due giorni fa avevano inviato una lettera preoccupata al premier Renzi per chiedergli un immediato incontro.

“Con il nuovo piano di riassetto dell’Eni – insistono i tre leader sindacali – viene messo in discussione tutto l’assetto territoriale della chimica, da quella “verde” – che vedrà il blocco degli investimenti – all’incertezza nelle aree di chimica tradizionale a fronte dei mancati investimenti di questi anni: non solo il “cracking” di Marghera, ma l’insieme dell’area padana e Priolo rischiano di arretrare sul piano degli investimenti di processo e di prodotto”.

Miceli, Colombini e Pirani si rivolgono direttamente al Governo, il quale “non può pensare né solo al dividendo, anche straordinario, né tantomeno a far cassa a danno dell’assetto industriale del paese. Non faccia solo – insistono – l'azionista pubblico, ma regoli la politica industriale nel nostro Paese”.

“Peraltro – concludono i tre leader sindacali che, proprio ieri, hanno avuto una audizione alla commissione Attività Produttive della Camera – non siamo i soli se numerosi deputati sulla chimica Eni (Versalis e Syndial) hanno depositato proprio presso la commissione Attività Produttive della Camera un atto di indirizzo che impegna il Governo ad un intervento complessivo, e se la commissione Industria del Senato ha avviato una indagine conoscitiva su Versalis, la cui ventilata cessione di quote, visto il basso prezzo del greggio, può generare appetiti speculativi, come noi temiamo, contrariamente a Squinzi decisamente favorevole alla vendita”.

Durante l'assemblea i sindacati hanno lanciato l'allarme su un grande gruppo industriale, tra i maggiori al mondo, che rischia di "divorziare" dall'industria italiana. Infatti, con il nuovo piano di riassetto, principalmente rivolto ai mercati internazionali - secondo le organizzazioni dei lavoratori -, l'Eni abbandona la chimica, la "chimica verde" e la relega a fanalino di coda dell'Europa, crea incertezze sulle prospettive, azzera gli investimenti previsti in alcune altre filiere (estrazione, raffinazione), rallenta gli impegni già presi in alcuni territori strategici (Porto Marghera, Porto Torres, Gela), con il rischio concreto di un disimpegno ed un secco ridimensionamento.

"Chiediamo al governo di fare chiarezza - chiedono i sindacati -, di rispondere non solo in qualità di azionista di riferimento, ma quale soggetto regolatore della politica industriale del paese". Nei giorni scorsi i segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Miceli, Colombini, Pirani hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio Renzi chiedendo un incontro immediato.

I sindacati di categoria sono stati ascoltati in audizione alla Commissione Attività produttive della Camera. "Il governo pensi meno ai dividendi straordinari e di più alla chimica. Con il nuovo piano di riassetto dell'Eni, tendono a scomparire le attività italiane a cominciare dalla chimica, che è uno degli asset portanti del sistema industriale del Paese, e in quanto tale va difeso". Lo ha detto il segretario generale della Filctem, Emilio Miceli, parlando a Montecitorio. "Mentre il presidente del Consiglio – ha proseguito – presenta i campioni nazionali, Eni ed Enel, alla Conferenza sul clima di Parigi, Eni abbandona la chimica 'verde', blocca gli investimenti e azzera importanti accordi di programma, già a suo tempo sottoscritti. All’Italia, se dovesse concludersi la cessione di Versalis, mancherà quel mix necessario tra chimica verde e tradizionale, e scopriremo, al solito tra qualche anno, che anche sulla chimica saremo in grande affanno".

“La cessione di Versalis è un salto nel buio per la chimica italiana – a suo avviso –, e per questo il governo deve fermare le decisioni dell'Eni e aprire un confronto con il sindacato, le regioni, i comuni interessati, perchè è necessaria una discussione limpida che ha bisogno di tempi e sedi adeguate. Francamente, sarebbe stato più importante e razionale un intervento della Cassa depositi e prestiti su Versalis e la chimica, piuttosto che su Saipem”.