Più che una vertenza ha i contorni di una mattanza: 497 lavoratori licenziati sui 537 occupati e, di conseguenza, fine di un importante realtà industriale italiana come la Embraco, azienda del gruppo Whirlpool, di Riva di Chieri (Torino). La comunicazione del licenziamento collettivo è arriva a tre mesi dalla decisione, riferita dall'azienda il 26 ottobre 2017, di ridurre i volumi produttivi assegnati allo stabilimento torinese, che produce compressori per frigoriferi, delocalizzando la produzione in altri stabilimenti del gruppo. Tale scelta ha reso impossibile l'utilizzo dei contratti di solidarietà applicati fino all'autunno e, se confermata, determinerà la chiusura definitiva dell'impianto.

"Lo scenario che ci viene presentato - commenta Federico Bellono, segretario generale della Fiom Cgil di Torino - è di gran lunga il peggiore tra quelli che si potevano prefigurare: dalla riduzione dei volumi annunciata nelle scorse settimane si passa al loro azzeramento, e quindi alla chiusura dell'attività produttiva". "La totale assenza di responsabilità sociale da parte della Embraco - prosegue Bellono - è inaccettabile per le istituzioni, oltre che per i lavoratori. Che comunque non potranno che essere ancora più determinati in tutte le iniziative possibili a difesa della loro fabbrica, tanto più che ci giunge notizia che già in queste ore la Direzione aziendale sta svuotando gli uffici".

"La Embraco - dichiara Dario Basso, segretario generale della Uilm di Torino - continua sulla linea intransigente mirata a dismettere l'attività produttiva a Riva di Chieri e lo dimostra nei fatti con l'attivazione della procedura di licenziamento collettivo per tutti i lavoratori. Adesso ci sono i canonici 75 giorni di trattativa, in cui dovremo adoperarci per fare in modo che l'azienda cambi questa decisione. È urgente aprire un tavolo di trattativa e servirà anche un passaggio al Mise per valutare strade alternative ai licenziamenti".

Il ministero dello Sviluppo Economico ha convocato un incontro per venerdì 12, alle ore 14, impegnandosi al contempo per coinvolgere nella vicenda Whirlpool Usa, di cui Embraco fa parte. Nel frattempo oggi i lavoratori hanno manifestato davanti all'azienda, bloccando il traffico sulla statale, e hanno deciso di essere domani (12 gennaio) alle 18 al Lingotto di Torino, dove è in programma l'appuntamento nazionale degli amministratori del Pd. Chiedono di poter incontrare il premier Paolo Gentiloni, la cui presenza è annunciata, per poter esporre la loro situazione.

C'è sconforto, ma anche la consapevolezza che la decisione fosse già stata presa da tempo. È quanto sostiene Lino Lamendola della segreteria provinciale della Fiom. "L'annuncio del 4 gennaio - dice il sindacalista - dimostra che l'azienda aveva già scelto questa via da molto tempo prima trasformando tutti gli incontri sindacali di questi mesi in una messinscena". Un comportamento reso ancora più chiaro secondo il sindacalista nell'incontro al Mise del 13 dicembre scorso. "Quale azienda che fosse stata ancora incerta sul da farsi non avrebbe presentato almeno uno straccio di piano industriale che le avrebbe dato la possibilità della cassa integrazione? - si domanda il sindacalista - E invece niente. E infatti ai rappresentanti dell'Embraco dicemmo proprio questo: 'Voi vi presentate con niente in mano perché avete già deciso'".