Qualcosa si muove per l’Alcoa di Portovesme. C’è molta fiducia dopo l’incontro che ieri pomeriggio (14 dicembre) si è tenuto nella sede romana del ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del ministro Carlo Calenda. Al coro degli eterni soddisfatti, non si associano tuttavia i giudizi degli esponenti della Fiom del Sulcis, che pur valutando positivamente gli sviluppi della vertenza, giunta ormai – a detta dello stesso Mise – al rush finale, preferiscono conoscere tutti i dettagli dell’operazione, che dovranno essere chiariti nelle prossime settimane.

“Noi abbiamo sempre lottato per far riaprire lo stabilimento – dice Roberto Forresu, segretario generale della Fiom del Sulcis Iglesiente –, la fermata delle celle è stata un grave errore, non solo per la Sardegna. È positivo che con la riapertura dell’impianto si possa riparlare di produzione italiana di alluminio”. A Portovesme, nel giro di alcuni anni, sono andati a casa un migliaio di lavoratori, diretti e appalti hanno toccato con mano gli ammortizzatori sociali, che anno dopo anno sono scemati, portando sul lastrico decine di famiglie. In quella che è, dati alla mano, la provincia più povera del Paese. “Il Sulcis non sfigura se paragonato a molte aree del terzo mondo – ripetono come un mantra i lavoratori dell’ex Alcoa –, ci hanno rubato il lavoro portandoci alla fame”.

Dalla riunione di ieri, pur con le dovute precauzioni, emergono almeno due fatti che si possono considerare importanti: i tempi e, comunque, la volontà di giungere a una ripresa delle produzioni. Il segretario della Fiom ha solo qualche dubbio sulla capacità economica dell’azienda che dovrà acquisire gli impianti: la svizzera Sider Alloys, che il 15 febbraio dovrebbe ricevere il via libera dal ministero.

“Hanno dichiarato che sono in via di ultimazione il contratto di sviluppo che dovrà presentare l’azienda e gli accordi di programma – prosegue Forresu –, che sottoscriveranno Invitalia e la Regione Sardegna. Il tutto prevede sulla carta investimenti per 140 milioni di euro. Una cifra importante per il nostro territorio, per questo la riserva va sciolta una volta resi noti i termini. Il ministro ha poi confermato l’esigibilità dei benefici per le aziende energivore, tra cui appunto l’ex Alcoa”.

All’incontro romano ha preso parte anche l’amministratore delegato dell’azienda svizzera, che entro la prima decade di gennaio sarà impegnato per portare al tavolo del ministero il piano degli investimenti e delle produzioni. Subito dopo, si dovrà parlare di occupazione, il capitolo che più interessa al sindacato locale. A Roma la nuova azienda ha lasciato intendere che potranno esserci anche nuove linee produttive, per nuovi manufatti del metallo che oggi la Sider Alloys confeziona in altre parti del mondo. “Abbiamo tempo sino al 15 febbraio – riprende il segretario Fiom –, dovremo fare attentamente tutte le verifiche, tenendo conto di ogni parametro per non incorrere in errori, le valutazioni andranno fatte sulla base del piano industriale che oggi non ci è dato conoscere. Anche se è chiaro che il Mise non ha altre soluzioni all’infuori di questa”.

Nel web intanto impazza l’ottimismo per il risultato dell’incontro, e già si cominciano a preparare i festeggiamenti per l’annunciata ripresa dell’attività, che – fatti i debiti scongiuri – sarebbe bene rimandare al giorno che con un clic verrà fatto ripartire l’impianto. “Siamo impegnati nel fare tutte le valutazioni sulla base di quello che sarà il piano industriale – osserva ancora Forresu –. Non abbiamo nessuna intenzione di raffreddare gli animi, consideriamo fortemente positivo il fatto che politicamente ci siano impegni concreti per dare gambe al riavvio dello stabilimento, ma vogliamo poter toccare con mano le reali intenzioni dell’azienda, quelle che vanno oltre le dichiarazioni politiche”.