Oggi, 1° luglio, parte il semestre Ue a presidenza italiana. E domani ci sarà l'inaugurazione ufficiale del nuovo Parlamento europeo, riunito a Strasburgo in sede plenaria, dove il presidente del Consiglio Matteo Renzi presenterà il programma della gestione italiana. Entro il 16 luglio, poi, l'Europarlamento dovrà eleggere il suo nuovo presidente. Un'agenda fitta di appuntamenti, dunque, su cui 'Italia Parla', la rubrica di RadioArticolo1, ha chiesto un commento a Fausto Durante, responsabile Segretariato Europa della Cgil nazionale (ascolta l'intervento integrale di Durante).

"La prima cosa da sottolineare – esordisce il dirigente sindacale – è che Jean Claude Junker, candidato alla presidenza della Commissione Ue dalla maggioranza, sarà effettivamente il nuovo presidente. Un dato non scontato, fino a qualche giorno fa, che afferma un principio assai positivo, verso una democrazia più diretta e compiuta. Viceversa, sarebbe stata una sciagura se la scelta fosse caduta su un esponente politico che non avesse partecipato direttamente alla campagna elettorale. Altro elemento da mettere in evidenza, oggi prende il via un semestre Ue a guida italiana, senza che linee-guida e priorità siano mai state presentate e discusse con le parti sociali: questa è una novità negativa, perchè tutti i precedenti capi di governo hanno sempre riconosciuto il ruolo delle associazioni sindacali e datoriali, ribadito, del resto, nei relativi trattati Ue di Nizza e di Lisbona. La stessa Bernadette Sègol, segretaria generale della Ces, ha inviato una lettera di sollecitazione in tal senso a Renzi, ma finora non è successo nulla: il nostro premier non ha risposto nè a noi nè ai sindacati europei".

Per quanto riguarda il piano da 240 miliardi con investimenti in infrastrutture, reti e innovazione, che Renzi si accinge domani a presentare al Parlamento di Strasburgo, secondo Durante, "è un progetto che deriva dalla precedente programmazione, dove l'influsso francese è molto forte, frutto della stagione delle politiche espansive di Francois Hollande. Può avere un impatto positivo, se però avrà l'ambizione di diventare un piano strutturale a lungo termine per almeno dieci anni, sulla falsariga di quanto già proposto dalla Ces, attraverso fondi Ue, cofinanziamenti nazionali e attivazione di fondi privati per la crescita e lo sviluppo. Oltre alle materie elencate da Renzi, noi suggeriamo anche la ristrutturazione dell'industria europea in chiave ecocompatibile. Nessuno sa cosa il governo italiano abbia in mente in prospettiva. L'impressione generalizzata è che si tratti di un intervento 'spot' e basta: in quel caso, quel progetto non avrebbe grandi possibilità di riuscita, soprattutto ai fini della ripresa economica". 

Altro aspetto, che ha suscitato grosse delusioni in ambito sindacale, le conclusioni dell'ultimo vertice Ue della scosa settimana. "Non abbiamo avuto, come il nostro governo e alcuni osservatori tendono a rimarcare – precisa Durante –, una sconfessione delle politiche dell'austerity, in merito ai vincoli imposti dal fiscal compact. C'è stata, invece, una conferma di quanto già contenuto nei precedenti accordi, in merito all'utilizzo di una maggiore flessibilità, sempre nell'ambito della politica del rigore. Non si parla di un eventuale scorporo di investimenti produttivi fuori dai vincoli del 3%, nè di introduzione della cosiddetta Golden Rule. Spero almeno che l'idea di crescita e lavoro che Renzi ha messo al primo posto delal sua politica sia confermata. Ieri, in un'intervista, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Delrio, ha parlato di 'flessibilità rigida', grazie alla quale di potrebbero ricavare 10 miliardi l'anno, anche senza sforare il tetto del 3%. Si tratta di un'assurdità, perchè per far ripartire concretamente la macchina degli investimenti serve ben altro: io penso a una cifra 25 volte superiore a quella indicata da Delrio. In più, siamo più vincolati di prima al rientro del nostro debito, cosa che, presumibilmente, renderà necessaria una nuova manovra da 8-10 miliardi. Insomma, quel che si ricava dalla mano destra, lo si dovrà restituire con la mano sinistra. I conti non tornano e rimaniamo lontani dal cambio di passo culturale in economia, per noi prioritario".

Per questo, la Cgil sosterrà il referendum per il superamento del fiscal compact, la cui raccolta di firma inizierà il 3 luglio. "Dobbiamo abbattere – conclude Durante – quella che è una vera e propria gabbia dei conti dell'Italia. Con ciò, non pensiamo certo di tornare alla finanza allegra di Tremonti: l'ordine dei conti è una virtù che va perseguita sempre, ma quel che sta avvenendo con l'attuale terapia sta uccidendo il malato Italia, anzichè guarirlo. Il piano di rientro dal debito, imposto dall'Ue, che noi abbiamo inserito anche nella Costituzione, non è più sostenibile rispetto alle condizioni reali di grande sofferenza del paese e dei cittadini. E le stesse raccomandazioni che ogni semestre la Commissione europea impartisce ai singoli stati sono esempi di politiche di ispirazione neo-liberista che non hanno più ragione di esistere. Le riforme che da Bruxelles Barroso ci indica prevedono una riduzione del potere d'acquisto dei salari, una sottrazione degli ambiti di gestione del pubblico nel campo della sanità e della scuola, meno tutele e prestazioni dei livelli del welfare. Se Renzi si muoverà in tale direzione, arriveremo allo scoppio di un'autentica bomba sociale nel paese. Ciò che manca, ed è quello che diremo al nostro Presidente del Consiglio se ne avremo la possibilità, è l'aspetto relativo alle politiche attive del lavoro e di attivazione di investimenti per rilanciare la crescita, come ha ben indicato il piano straordinario della Ces, con ricette per il mercato del lavoro che incidano sui drammatici livelli di disoccupazione ben oltre di quanto non fa la Youth Garantee, che incrocino la domanda e l'offerta di lavoro, che si punti sull'agenda digitale, sulla formazione professionale, su una nuova politica bancaria di accesso al credito, nonchè fiscale, per superare le diseguaglianze esistenti".