I sindacati del pubblico impiego hanno deciso di rispondere alla lettera inviata dal governo ai dipendenti pubblici. Una risposta in 45 punti, che delinea quelle che sono le proposte unitarie di riforma tracciate dai sindacati sui nodi sollevati dal governo, su cui si chiede di avviare al più presto un confronto. Di questo, si discuterà domani, 23 maggio, nelle assemblee organizzate dai lavoratori del pubblico impiego in tutti i luoghi di lavoro. E questo è anche l'argomento di "Italia parla" di stamattina (qui il podcast), la rubrica di Radioarticolo1, che ha intervistato in proposito Rossana Dettori, segretaria generale Fp Cgil.

"L'idea – dice la dirigente sindacale – è nata dalla necessità di discutere del progetto di riforma della pubblica amministrazione con i lavoratori che sono chiamati a rispondere alle domande del governo. Nello stesso tempo, cerchiamo di spiegare i punti fermi della nostra proposta di riforma unitaria del pubblico impiego, che punta a riqualificare la spesa pubblica, migliorando i servizi, eliminando gli sprechi e valorizzando il personale. Se si pensa a una riforma strutturale, si deve puntare a non penalizzare i lavoratori, ma, al contrario, a riconoscerne il ruolo e la funzione, avvicinando i servizi pubblici ai cittadini, mettendo in campo risposte veloci e omnicomprensive. A noi sembra, invece, che la finalità del governo sia più centrata sulla dirigenza pubblica e sulla soppressione di alcuni enti, mentre non ci appare ancora chiaro il vero obiettivo della riforma".

Sulla dirigenza, in particolare, uno dei punti più strutturati dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, si parla di grande scuola di formazione pubblica, ruolo unico, carriere mobili e licenziabilità, incarichi a tempo determinato, avviando un'osmosi tra settore pubblico e settore privato.

"Di certo – rileva Dettori –, è indispensabile modificare il ruolo della dirigenza: ma non ci piacciono incarichi a tempo e licenziabilità tout court, perchè a noi pare una logica di spoils system politica, dettata dalla necessità di dover rispondere al politico di turno, che sia un sindaco, un ministro o un direttore generale di un'azienda pubblica. Ci lascia perplessi anche il mettere assieme pubblico e privato, perchè un dirigente pubblico deve avere una cultura di gestione legata al funzionamento dei servizi e al core business aziendale, che in genere non ha finalità di lucro. Viceversa, un dirigente privato deve avere capacità manageriali finalizzate a implementare le vendite, come avviene, ad esempio, nella sanità, dove in quella privata l'obiettivo è vendere le prestazioni ai cittadini, mentre in quella pubblica è garantire i diritti all'utenza. Sempre a proposito di dirigenza, noi pensiamo che debba anche diminuire il divario economico tra dirigenti e lavoratori di un comparto, ma su tutto ciò va aperto un tavolo con il governo".

Secondo i sindacati, però, il negoziato da avviare con il governo deve riguardare temi quali l'organizzazione del lavoro, trattenimento in servizio, mobilità volontaria e obbligatoria, esoneri, agevolazioni del part time, incluso il rinnovo del contratto fermo dal 2009.

"Il che significa – precisa Dettori – che con il blocco della contrattazione i dipendenti pubblici ci hanno già rimesso 250 euro, una somma ben lontana dagli 80 euro che una parte di quegli stessi lavoratori percepiranno ora con il decreto legge approvato dal governo Renzi. Perciò abbiamo bisogno di costruire al più presto il nuovo ccnl, che definisca le modalità su salario di risultato, produttività, mobilità, vigenza e servizi. Tutto questo, realizzato con il pieno coinvolgimento dei lavoratori, può portare a realizzare insieme la riforma del lavoro pubblico. La ministra Madia ha ribadito di voler fare la riforma per e non contro i lavoratori: allora io penso che il rapporto con il sindacato confederale sia necessario, visto che due anni fa quegli stessi lavoratori ci hanno dato un consenso pari all'80% alle elezioni delle Rsu del pubblico impiego".