Un autentico "tsunami" si sta abbattendo non solo sul settore auto ma anche sulla chimica. L’allarme lo lancia la Filcem-Cgil, che vede la situazione lavorativa del settore, dopo la lunga fermata degli impianti per le feste natalizie, destinata a peggiorare drasticamente.

Almeno 15.000 sarebbero gli addetti a rischio (pari al 12% della forza lavoro totale), ai quali vanno aggiunti gli oltre 5.000 già in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, più un altro migliaio in mobilità. Evidente, poi, la caduta delle assunzioni dei lavoratori interinali (circa 1.000 è la stima del sindacato), e la proroga o l’imminente utilizzo della cig in deroga per migliaia di addetti delle aziende in appalto (concentrate prevalentemente nella manutenzione e logistica).

E incombono, come una spada di Damocle, le pessime previsioni di crescita della produzione per il 2009 e le dinamiche per i singoli comparti: la chimica di base passerebbe da un +3,6% a zero; plastiche e resine dal 2,1% a -1; le fibre chimiche (-11%); fertilizzanti (-3,5%); vernici (-0,5%), nè sono attesi risultati migliori nemmeno nella chimica di vasto consumo (detergenti e cosmetici, -0,5%. 

“Se la congiuntura economica non cambierà segno – avverte un preoccupatissimo Alberto Morselli, segretario generale della Filcem-Cgil -  rischiamo di avere da subito un utilizzo intensivo della cassa integrazione con riflessi sull’occupazione difficilmente prevedibili”. Inoltre, sul piano nazionale, pesano la lenta ma progressiva fuoriuscita dalla chimica del gruppo Eni, cui si lega la non ben definita situazione del petrolchimico di Porto Marghera: a ciò si aggiunge il fatto che Montefibre ha reso note difficoltà che possono compromettere l’attuazione dell’accordo di agosto 2008, per la realizzazione dell’innovativa fibra al carbonio. 

Per non parlare poi delle prospettive assai incerte sul futuro del ciclo del cloro e le ricadute negative sui siti produttivi della Sardegna, Porto Torres e Assemini (nel complesso 4.000 lavoratori in bilico, tra diretti e indotto). Così come conseguenze nefaste sono probabili in Emilia Romagna (nell’area ravennate sono a rischio alcune centinaia di posti di lavoro) e nel polo di Priolo–Siracusa (2.000 le unità in pericolo). Sempre sul fronte chimico, da segnalare la Caffaro di Torviscosa (Udine) e di Brescia (circa 400 i dipendenti coinvolti) per la quale è stato adottato il provvedimento di nomina del liquidatore.