La solidarietà al centro. A quasi un anno dal terremoto che ha sconvolto il centro Italia, arrivano i primi frutti della raccolta messa in atto dallo Spi Cgil nazionale, una sorta di auto-tassazione per aiutare le strutture sindacale delle regioni colpite (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria). Quattro camper, un furgoncino e due Panda 4x4, queste le vetture consegnate oggi durante una cerimonia nella sede nazionale del sindacato pensionati a Roma. Tutti mezzi all'avanguardia, progettati e realizzati dalla Sevel in Abruzzo, a basse emissioni, in grado di ospitare anche persone disabili, dotate persino di generatori di corrente elettrica. Alle auto – che saranno usate per aiutare le popolazioni terremotate anche nello svolgere compiti apparentemente ordinari come andare dal medico – si aggiungeranno a stretto giro le “casette” già finanziate per Camerino e Amatrice, mentre per Norcia si sta pensando a una soluzione in muratura da realizzare nel rispetto delle norme antisismiche.

Lo Spi conferma dunque il proprio impegno speciale per la gestione del post-terremoto (vedi la festa di Liberetà all'Aquila e l'idea “Adotta una Camera del lavoro”), cercando di misurarsi come sindacato di frontiera e pensando nello stesso tempo al futuro. La giornata si è aperta con la proiezione di un documentario sull'impegno quotidiano nelle zone del terremoto. “Qui non si parla ancora di ricostruzione” è l'ultima frase del film, che ben si collega a quanto ha spiegato il numero uno dei pensionati Cgil, Ivan Pedretti: “Dobbiamo provare a fare di più. Noi abbiamo il compito di tenere alto il confronto e, probabilmente, anche lo scontro nell'ottica di un percorso lungo. Vicende drammatiche come queste – osserva – ci aiutano a pensare all’innovazione, a ricostruire usando le nuove tecnologie, a definire un sistema di rete per allargare le infrastrutture. Altrimenti avremo soltanto aree suburbane ingovernabili”.

Se tanta parte importante dell’Italia è fatta da aree interne disagiate che al primo sintomo vanno in tilt, aggiunge il leader dello Spi, “allora il Piano del lavoro della Cgil è la risposta per evitare il rischio che ognuno faccia per sé. Al governo chiediamo di assumersi le responsabilità di mettere insieme tutti i soggetti, perché da soli non lo faranno mai”. Con questa consapevolezza “vogliamo e dobbiamo essere sempre sul pezzo: prima nell'emergenza, oggi con la solidarietà, poi con la contrattazione sociale e territoriale. Però, finora la gestione del commissariamento non è andata bene e se le cose andranno avanti così, sarà inevitabile costruire una mobilitazione, spero unitaria, per dimostrare al governo che quella popolazione c’è, e ha chi la rappresenta. In altre parole, non ci fermeremo all'aspetto, pur fondamentale, della solidarietà: dobbiamo mettere insieme e allargare tutte le iniziative”.

Le testimonianze dai territori aiutano a comprendere meglio. “Le unità mobili ci consentiranno di raggiungere facilmente le persone – osserva il segretario dello Spi abruzzese, Antonio Iovito –, saranno un aiuto concreto per la gente che vive tra le continue scosse e l'insicurezza profonda. Ricordo a tutti che i Comuni non possono più anticipare le spese per gli sfollati alloggiati negli alberghi, in molti sono costretti a ricorrere a prestiti, purtroppo anche all'usura”. Secondo Ernesto Rocchi (Spi Lazio), le risorse economiche ci sono, però non si usano per colpa di una burocrazia pesante e di una realtà istituzionale frantumata: mancano le capacità decisionali, le unioni comunali, non esiste alcun coordinamento. Elio Cerri (Spi Marche) ricorda che nella sua regione sono state consegnate appena 26 casette sulle 1.700 richieste, e intanto si muore anche di post-terremoto: il mese scorso un allevatore che attendeva da tempo la propria stalla si è tolto la vita, aveva 58 anni. In Umbria non ci sono state vittime grazie alla ricostruzione degli anni 90, osserva la segretaria generale Maria Rita Paggio, tuttavia i danni sono ingenti: “Con il mezzo consegnato oggi, facciamo un importante passo in attesa di riaprire le nostre sedi di Cascia e Norcia, ancora inagibili. Però servono risposte concrete da tutte le istituzioni, non possiamo più perdere tempo”.

Un concetto ripreso dal coordinatore della Cgil per la gestione del post terremoto, Gaetano Sateriale: “Siamo un paese ad alto rischio su tutti i fronti, però non si fanno politiche di prevenzione, non vengono prese le decisioni, persino per la normale manutenzione. Ma non è un problema di risorse, sebbene possa sembrare strano. Qui siamo di fronte a un'insufficienza grave di ordine politico-istituzionale”. Come sempre, aggiunge l'ex sindaco di Ferrara, “nella solidarietà diamo il meglio, è la testimonianza dell'Italia sempre sensibile ai problemi di chi soffre. Ma a questo si affiancano i lati peggiori del paese: inefficienza gestionale, confusione, incapacità di coordinare gli interventi. Se andate oggi nelle zone terremotate, vedrete paesi che sembrano bombardati, non c’è nessun posto dove portare le macerie”. Non ha senso, in questo quadro, pensare di poter ricostruire tutto com'era prima (“slogan inutile e sbagliato che illude le persone”), bisogna invece avere la consapevolezza che il processo sarà molto lungo. “Stiamo provando a farci ascoltare dal governo – conclude –, ma in ogni caso non ci fermeremo”.