“L'Europa fa un grave passo indietro sui diritti delle donne”. Così Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil nazionale, commenta il ritiro da parte della Commissione Ue della direttiva che era stata presentata nel 2008 dalla Commissione Barroso, con lo scopo d’istituire delle regole comuni in tutta l’Unione sui congedi parentali. L’obiettivo era di aumentare il periodo di congedo di maternità volontario da 14 a 18 settimane, di cui sei obbligatorie immediatamente dopo la nascita del figlio.

“Oggi - sottolinea Taddei - il congedo di maternità è regolato da una direttiva che risale a più di vent’anni fa e che assicura alla lavoratrice madre un periodo di riposo di almeno 14 settimane, retribuito completamente o anche solo in parte”.

“Nonostante le pressioni del Parlamento europeo e della Ces (la Confederazioni Europea dei Sindacati) - prosegue la sindacalista della Cgil - la Commissione ha ritirato il testo sul congedo di maternità, che dal 2010 giace sulle scrivanie degli stati membri. Con la promessa di presentare un’iniziativa più ampia e di continuare a promuovere gli obiettivi della precedente proposta e che assicurerà una protezione minima, ma non prima del 2016”.

“Il Parlamento, nel 2010 - ricorda Taddei - aveva chiesto di modificare alcune parti della direttiva, chiedendo l'estensione a 20 settimane del congedo di maternità totalmente retribuito. Da allora, però, si è bloccato l’iter legislativo e i negoziati non sono mai partiti per il veto di alcuni Paesi”.

“Ci troviamo di fronte - conclude Taddei – ad uno scandaloso passo indietro per i diritti delle donne, definito dalla segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces-Etuc), Bernadette Segol, ‘un fallimento imbarazzante durato sette anni, al termine del quale i governi europei hanno abbandonato le donne e le loro famiglie’”.