La strage nel Foggiano rilancia l’allarme sulla criminalità organizzata pugliese, e sul modo di combatterla. Rafforzamento delle istituzioni, pratiche antimafia sul territorio, lotta al caporalato: sono solo alcune delle priorità che il sindacato pugliese presidia, pratica e invoca da anni. Proprio da Pino Gesmundo (segretario Cgil Puglia) e da Maurizio Carmeno (segretario Camera del Lavoro di Foggia) viene un appello a rafforzare gli strumenti dell’antimafia nella regione, cominciando col creare una sezione Direzione distrettuale antimafia in Capitanata.

“Il terribile agguato di mafia avvenuto a San Marco in Lamis – che segue l’altrettanto tragica esecuzione avvenuta ieri a Bisceglie – e che vedrebbe tra le quattro vittime due uomini che nulla centravano con la faida mafiosa, uccisi solo perché scomodi testimoni, rilancia in maniera virulenta la questione legalità in Capitanata e in tutta la regione”. Così i due dirigenti sindacali, che proseguono: “Le aree di Foggia, San Severo, quella garganica vedono in atto una vera e propria guerra di mafia che merita tutte le attenzioni del governo, del ministero dell’Interno così come quello di Giustizia”.

“Mentre con enorme fatica assieme alle istituzioni e alle parti sociali lavoriamo per delineare un futuro di sviluppo sostenibile per un terra afflitta da anni di crisi e con un profondo disagio sociale e occupazionale - incalzano i due sindacalisti -, di contro registriamo episodi di crimine violento che sono figli del radicamento delle mafie nelle nostre realtà, che lottano per interessi economici e il controllo di traffici e avvelenano alla fonte ogni speranza di progresso”.

“Abbiamo sempre sostenuto che la legalità è precondizione per un sano sviluppo, è valore per la creazione di occupazione. Ma questo clima spaventa i cittadini, non crea condizioni per attrarre investimenti economici, avvilisce gli amministratori e gli operatori delle forze dell’ordine e di giustizia”, sottolineano Gesmundo e Carmeno. 

Per questo i due rappresentanti della Cgil ritengono “sia giunta l'ora di attivare una sezione della Direzione distrettuale antimafia in Capitanata, non perché la Dda di Bari non svolga con operosità e valore il suo compito – prova ne sono i tanti successi di contrasto al crimine organizzato, ultimo gli arresti di un duplice omicidio avvenuto a Foggia a dicembre – ma per avere più uomini e mezzi addetti alle indagini e al controllo del territorio, per un’azione preventiva di intelligence e contrasto sia sul versante militare che economico. Attendiamo segnali concreti e veloci dal governo su questo fronte, che lo Stato faccia sentire subito e forte la sua presenza. Perdere altro tempo - concludono Gesmundo e Carmeno - è una condanna per questi territori che devono recuperare fiducia e sicurezza”.

Un appello che trova eco nella società e nelle istituzioni: “Chiediamo che ci sia la presenza dello Stato: l'intero territorio ne ha bisogno. Abbiamo bisogno di forze di polizia, di vigili del fuoco, del corpo forestale: questo è un territorio importante che lo Stato non può dimenticare”. Lo ha detto Michele Merla, sindaco di San Marco in Lamis, a Tgcom24. E ha aggiunto: “Non è più tollerabile che un territorio del genere, nel 2017, possa soffrire questa cappa di aggressione e di forza brutale. Domani potrà succedere in un altro paese del Gargano”.

Secondo il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti (intervistato da Radio1), “La criminalità pugliese, e in particolare questa efferatissima forma di criminalità foggiana, è stata considerata troppo a lungo una 'mafia di serie B’”. Roberti ha ricordato che le faide tra clan vanno avanti da 30 anni, ci sono stati 300 omicidi, l’80% dei quali è rimasto impunito.