Ancora esuberi annunciati nella già martoriata provincia di Perugia. Questa volta i tagli occupazionali arrivano alla Colussi, importante azienda del settore agroalimentare con sede a Petrignano di Assisi. E si tratta di numeri pesanti: gli esuberi infatti sarebbero 80. "L'attuale situazione della Colussi Group, desta molte preoccupazioni tra i lavoratori - scrivono in una nota Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell'Umbria - poiché si sta verificando un forte calo degli ordinativi e quindi una riduzione importante di turni di lavoro. Ciò, unito alla mancanza di strategie industriali mirate ed altre improduttive del passato come quella del trasferimento degli uffici marketing e commerciali a Milano, sta compromettendo la situazione, anche perché l’unico piano industriale che verrebbe messo in campo dall'azienda è fatto di soli tagli al personale da gestire attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali".

"Le assemblee, molto partecipate dai lavoratori - si legge ancora nella nota - hanno mandato un messaggio chiaro alle segreterie, alla Rsu e anche all'azienda. In primis, la valutazione su tutti i lavori e mansioni oggi appaltati a ditte esterne e che prima erano fatti dai dipendenti Colussi, per essere reinternalizzati. Poi il ricorso agli ammortizzatori sociali a condizione che ci sia un'equa ridistribuzione delle ore in esubero fra tutti i lavoratori senza penalizzarne solo alcuni di loro".

"I lavoratori pagheranno ancora una volta un conto salatissimo e sono disponibili a sacrifici solo se gli stessi serviranno a riportare volumi all’interno dello stabilimento di Petrignano - concludono Flai, Fai e Uila - Lo stesso deve tornare ad essere la locomotiva del gruppo così come lo è stato nell’ultimo ventennio. Se l'azienda non sarà disposta a discutere nel merito all'utilizzo degli ammortizzatori sociali, così com'è in tutte le realtà dove il sindacato ha firmato accordi simili, chiameremo i lavoratori ad iniziative di mobilitazione".

La Rsu inoltre, ha inviato una richiesta d'incontro al dott. Angelo Colussi per sensibilizzare ancora di più l’imprenditore, a trovare soluzioni che potrebbero far uscire l’azienda da questa delicata situazione. Ma l’imprenditore ha declinato l’invito.