Il futuro del Sulcis passa per una riconversione tecnologica degli impianti, che consentano produzione di elettricità con bassi costi e basse emissioni, utilizzando anche il carbone della miniera di Nuraxi Figus. Per l'Ilva di Taranto invece si punta al risanamento ambientale, garantendo la competitività delle produzioni. A fare il punto sulle due vertenze più calde del momento è il ministro dell'ambiente, Corrado Clini, intervistato su Canale 5.

Per il Sulcis, l'ipotesi avanzata dal ministro è quella di un impianto ad alta tecnologia e all'avanguardia, certo costoso, ma che è “più un investimento, perché poi metterebbe l'Italia in condizione di avere una tecnologia assolutamente vendibile a livello internazionale”. Si tratta di un impianto “supercritico” che prevede la cattura di anidride carbonica attraverso il 'sequestro' direttamente nella miniera. “Il carbone del Sulcis è ricco di zolfo – spiega Clini - e dobbiamo capire se questo progetto è possibile. Siamo pronti a lavorare su questo ma il risultato si vedrà solo con il progetto finale. Dobbiamo comparare tutte le ipotesi di riconversione del sito. Ci vogliono soluzioni trasparenti. Dobbiamo essere aperti a tutte le possibilità, senza nessun pregiudizio. Comunque la miniera per il momento non sarà chiusa”, conclude Clini.

Spostandosi in Puglia l'obiettivo resta lo stesso: l'Ilva di Taranto non deve chiudere. Ancora il ministro dell'Ambiente Clini: “Stiamo lavorando a Taranto dal 27 agosto. C'e' un gruppo di lavoro che deve rinnovare l'autorizzazione per far continuare l'azienda ad operare nel rispetto delle normative europee e delle nuove tecnologie ambientali per la siderurgia. Alla fine del mese settembre il lavoro sarà pronto. L'azienda ha dato la disponibilità a collaborare e sono certo che a Taranto riusciremo in una operazione di risanamento ambientale che garantirà la competitività delle produzioni e il futuro dei lavoratori. Il nostro obiettivo è che Taranto non chiuda”.