E si intende, usando la parola “poeti”, che ci si riferisce a tutti coloro la cui riuscita in scrittura sia in grado di attraversare gli anni, e talvolta i secoli, in forza della sua qualità: abbiano scritto, in versi o in prosa, romanzi o poemi o saggi. In questo senso, grandi critici come Francesco De Sanctis e Benedetto Croce possiamo definirli poeti nel senso più esteso della parola. Per quel che riguarda i luoghi, è noto che essi hanno funzionato come appigli per la memoria: si ricordava associando le cose alle stanze dove erano state viste (un po’ come si memorizza una tela ricordando il posto occupato alla mostra o al museo): erano, appunto, le stanze della memoria; la quale memoria, dunque, stanza dopo stanza, funzionava come una casa o, per quelli di memoria prodigiosa, come un palazzo.

Per la letteratura italiana non sono mancate ricognizioni sui luoghi dei poeti: Giampaolo Dossena, noto esperto di enigmistica (tecnica che ha molto a che fare con la memoria), scrisse anni fa un vero e proprio manuale. Esistono guide per ripercorrere come turisti i luoghi dei poeti. Esistono perfino dizionari. Mancava, a tutt’oggi, una ricognizione sui luoghi degli scrittori in forma narrativa o diaristica: di qualcuno, cioè, che intenzionalmente, dopo essersi messo a ripercorrere i luoghi degli scrittori, decidesse di scriverne. Lo ha fatto Eraldo Affinati in un suo libro. È andato sui luoghi di Dante e di Petrarca, e a Gerusalemme per Tasso; ma anche a Castelvecchio per Pascoli, a Trieste per Svevo, a Casarsa per Pasolini; e sui passi degli scrittori che sente vicini: Gadda, Primo Levi, Rigoni Stern, D’Arzo, Fenoglio. E tanti altri.

E ci ha raccontato
i suoi spostamenti di stanza in stanza e di città in città con cordialità con ironia e con partecipazione. Il libro, appena uscito, si intitola Peregrin d’amore (Mondadori). Il sottotitolo è Sotto il cielo degli scrittori d’Italia. Si può portare in viaggio o leggerlo a casa, sognando di viaggiare in compagnia con le ombre dei poeti del passato che, si vede bene dal libro di Affinati, in un modo o nell’altro sono sempre fra noi.