The Financial Times on line, ammonisce i giornalisti della rivista satirica francese, facendo quasi capire loro che se la sono cercata. “Con questo non si vogliono minimamente giustificare gli assassini, è solo per dire che sarebbe utile un po’ di buon senso nelle pubblicazioni che pretendono di sostenere la libertà quando invece provocano i musulmani” così scrive Tony Barber, il responsabile della sezione Europa del Financial Times (FT). "Con questo non si vogliono minimamente giustificare gli assassini - precisa Tony Barber sul FT , è solo per dire che sarebbe utile un po’ di buon senso nelle pubblicazioni che pretendono di sostenere la libertà quando invece provocano i musulmani". Auspicando che di quanto vi informiamo ora, non diventi un’altra provocazione, le ultime notizie riportate dal web, “parlano” di una dichiarazione di Patrick Pelloux, giornalista di Charlie Hebdo: "Continueremo, abbiamo deciso di uscire la prossima settimana. Siamo tutti d'accordo", ha dichiarato. Ma non è solo questo! “Questo numero verrà stampato in un milione di copie, contro le 60.000 di norma”, ha detto all’agenzia di stampa francese (AFP ), Agence France-Presse, l'avvocato di Charlie Hebdo, Richard Malka, precisando che " il prossimo mercoledì la rivista avrà 8 pagine invece delle solitre 16. La rivista ha ricevuto aiuti da Canal + e Le Monde, e sarà sostenuta anche da Google”. La storia in breve di Charlie Hebdo. Inizia con il mensile Hara-Kiri nel 1960, definendo il proprio giornale satirico come “journal bête et méchant” (giornale stupido e cattivo). La pubblicazione, poco dopo, nel 1961, viene interdetta dalla magistratura, e nuovamente nel 1966. Nella notte tra l’uno ed il due novembre 2011 la sede del giornale viene distrutta a seguito del lancio di diverse bombe Molotov, appena prima dell'uscita del numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico nelle elezioni in Tunisia. Sulla copertina del numero in questione appare una vignetta satirica con Maometto che dice "100 frustate se non muori dalle risate". Il 7 gennaio 2015, attorno alle 11.30, avviene ciò che ormai tutti sappiamo, un commando di tre uomini con giubbotto antiproiettile e armi da guerra attacca la sede del giornale durante la riunione settimanale della redazione. Dodici i morti, tra i quali il direttore Stephan Charbonnier, e i tre più noti vignettisti (Cabu, Tignous e Georges Wolinski), due poliziotti, oltre ad almeno 11 feriti. Pochi istanti prima dell'attacco, la rivista satirica pubblica sul proprio profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico. Dopo l'attentato il commando, che durante l'azione grida frasi inneggianti ad Allah ed alla punizione data alla rivista Charlie Hebdo, e fugge in auto.
Si tratta del più grave attentato terroristico in Francia dal 1961. Charlie Hebdo è di idee abbastanza di sinistra, e quindi non anti-migranti.I francesi hanno votato per l'immigrazione di massa, quando hanno eletto Francois Hollande. Quando si consente agli immigrati che arrivino nei nostri Paesi si deve rispettare la loro religione, la cultura, e tutte le altre cose la loro portano. Non possiamo lamentarci dopo avergli consentito di entrare. La Francia è il paese di Voltaire: “Disapprovo quel che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo. Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet, lo scrisse nelle sue “Lettres philosophiques” riprendendo una citazione della scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall, "I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it.", "Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perchè tu lo possa dire", ma troppo spesso la follia editoriale ha prevalso a Charlie Hebdo. Questo non significa minimamente giustificare gli assassini, che devono essere catturati e puniti, ma solo vogliamo suggerire che la libertà di espressione non deve estendersi alle rappresentazioni satiriche della religione. Si tratta semplicemente di dire che il buon senso sarebbe utile a pubblicazioni come Charlie Hebdo, e a quelle della Danimarca tipo il giornale “Jyllands-Posten”, che pubblicò per primo le vignette su Maometto, che pretendono di trovare un colpo di libertà quando si provocano i musulmani, ma sono in realtà solo cose stupide. Nel 2005 sullo “Jyllands-Posten” comparvero infatti 12 caricature su Maometto firmate da Kurt Westergaard e dove uno dei disegni ritrae il profeta con un bomba sopra il turbante. Ciò fece infuriare le ali islamiche più estremiste provocando un’escalation di violenze, con assalti alle ambasciate, boicottaggi e almeno cento morti, nonché il tentato assassinio del vignettista danese Kurt Westergaard scampato per il rotto della cuffia all’attentato di un somalo di 28 anni, armato di ascia e coltello. Proprio il mese scorso, l'edizione N° 15, è stata caratterizzata da una vignetta della Vergine Maria, a gambe divaricate, che da vita a Gesù e dove si scrive: “La vera storia di Gesù Bambino”. Resta inteso comunque che il diritto di offendere è l'essenza stessa della libertà di parola e finché una pubblicazione non incita alla violenza (non sta a noi avere la presunzione di affermare che Charlie Hebdo lo faccia… ) o quanto il diritto di dire quello che si vuole deve essere difeso fino all'ultimo centimetro. Questo è, dopo tutto, lo stesso fondamento della libertà delle democrazie occidentali, l'opposto di quel tipo di stato totalitario che gli islamisti hanno creato in Iran e una gran parte della Siria/ Iraq. L’inno all'amore e la satira di Benigni, nel corso del recente show sui Dieci Comandamenti, su Rai1 che ha avuto 9,1 milioni di spettatori pari al 33.23% di share, può insegnare qualcosa. L’attore regista che tutto il mondo ci invidia, sempre abbastanza satirico e da sempre simpatizzante di sinistra, è stato capace di fare ridere come sempre, anche senza essere blasfemo come qualche volta lo è stato. Certo milioni di euro di compenso per quattro ore di spettacolo non sono pochi, ma possono convertire forse anche uomini di diversa religione. Ma l’occidente che non crede a Maometto, non dispone di tali somme per convertire chi o per fede o con la scusa di essa compie stragi. Pertanto “Charlie Hebdo” e “Jyllands-Posten” nell’enigma “Lascia o raddoppia”, non cerchino di raddoppiare, triplicare ecc. si diano una calmata invece, ed evitino di scatenare reazioni violente di chi non ha nulla da perdere in quanto probabilmente non hanno nulla o poco e vivono di ideali più meno condivisibili.
Charlie Hebdo ed il prezzo della satira
La satira non è eroica, anche quando è “coraggiosa” come quella di Charlie Hebdo. La satira è, molto più semplicemente, “stupida e cattiva”.
9 gennaio 2015 • 00:00