“Se non si cambia davvero siamo nei guai. Il governo deve decidere: o si affrontano davvero i problemi del lavoro, oppure questo paese va indietro e affonda nella sua crisi”. È netto nel suo giudizio Nino Baseotto, segretario confederale della Cgil, parlando ai microfoni di RadioArticolo1 nella trasmissione Italia Parla (qui si può ascoltare il podcast). Un ragionamento ad ampio raggio sulla crisi, il suo, che parte dalla dura critica all'esecutivo: “Riformare la politica è un'esigenza che condividiamo, certo, ma questo non significa fare anti-politica. Non si può governare andando avanti a battute e scaricando ogni volta le responsabilità sugli altri”.

Il riferimento è, tra le altre cose, alla nuova convocazione sul contratto degli statali bloccato da anni: “Sbloccarlo - osserva Baseotto - significa trovare le risorse necessarie. Non ci basta sentirci dire dalla ministra Madia che le risorse non ci sono, è un ritornello che sta diventando stantio. Lo dice chi non fa nulla per trovarle dove ci sono, cioè ricchezze, patrimoni ingenti e improduttivi, l'evasione e elusione fiscale”. Insomma, “vogliamo risposte precise, non battute o slogan”.

Quanto al Jobs Act, aggiunge, la partita è aperta. “L'esecutivo cerca di imbrogliare perché ricoridamo che c'è una delega e tutti i capitoli sono da determinare successivamente. Noi continueremo nella mobilitazione, ci diamo un obiettivo che va al di là dell'attuazione del Jobs Act, perché questi sono provvedimenti che dimostreranno nel tempo l'inefficacia e l'inutilità rispetto all'obiettivo di rilanciare l'occupazione. Un complesso di norme che aggiunge precarietà a precarietà non può far cambiare verso”.

Il 5 dicembre, dunque, giorno dello sciopero generale, sarà solo una tappa. “Non cerchiamo la 'spallata' - precisa l'esponente della Cgil - noi vogliamo ottenere delle risposte con le lotte generali ma anche con altre forme non tradizionali. In molte parti d'Italia, ad esempio, si stanno organizzando i cosiddetti 'scioperi al contrario', con lavoratori e pensionati che mettono a disposizione il loro tempo e la loro scelta di scioperare per affrontare e risolvere problemi come i disastri del dissesto idrogeologico, o la manutenzione di strade pubbliche. O come hanno fatto alcuni lavoratori di Pistoia che terranno aperti i musei. È una mobilitazione che richiede tempi lunghi, non siamo come il premier che si inventa una priorità al giorno”.

In questa ottica la Cgil punta sull'unione dei lavoratori. “È da sempre il motto della Cgil. Lo abbiamo detto proclamando lo sciopero generale e rivolgendo a Cisl e Uil un appello accorato, assolutamente sincero, a fare una giornata di mobilitazione e di lotta unitaria. Ce lo chiedono i lavoratori, i pensionati e ci sono molte categorie che stanno lavorando su questo. Rispettiamo le posizioni altrui ma non possiamo fermarci. C'è bisogno di una scossa, di un forte monito dal mondo del lavoro: il governo va fermato e va costretto a cambiare le proprie politiche perché noi vogliamo bene all'Italia e così l'Italia non si riprende”.

Infine, il sostegno ai lavoratori della Ast di Terni impegnati in una battaglia durissima. “Il governo - osserva Baseotto - ha un ruolo fondamentale che in parte ha tentato di svolgere, ma non con la forza e la determinazione che ci saremmo augurati. Il suo ruolo sta nel far pesare le scelte di un paese rispetto a quelle di una grande impresa multinazionale. È una vertenza che si può sbloccare e concludere in modo soddisfacente per tutti, a partire dai lavoratori. Ma anzitutto bisogna creare le condizioni perché si possa tornare al lavoro per gli operai che stanno difendendo in modo ammirevole il proprio futuro”. (mm)