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“Il Governo ha scelto di delegare alle imprese il futuro dello sviluppo. Manca una politica economica e industriale”. Questo è il primo di una lunga serie di tweet con i quali domenica 28 dicembre la Cgil nazionale è tornata a criticare aspramente il Jobs Act, o meglio il #JobsDisfact, come lo stesso sindacato lo ribattezza in uno dei suoi cinguettii.
Secondo la Cgil i punti di criticità del provvedimento sono molteplici. Ad esempio – scrive il sindacato - il contratto a tutele crescenti “è solo una monetizzazione crescente, che lascia libere le imprese di licenziare anche ingiustamente”. E poi, “si distribuiscono risorse a pioggia alle imprese, mentre non sono stati previsti vincoli tra incentivi e assunzioni durature”. E ancora, “si potranno violare i criteri di legge sui licenziamenti collettivi mascherando le discriminazioni e rischiando solo una multa".
In sintesi, secondo la Cgil “il presupposto delle norme è che i lavoratori abbiano sempre torto e le imprese sempre ragione”. E di fatti, “un lavoratore licenziato si troverà sotto una fortissima pressione perché rinunci alla via giudiziaria a sua tutela”.
Ma a questo si aggiunge anche una “beffa”: “La delega – spiega la Cgil in un altro tweet - mette a carico della fiscalità generale il costo delle politiche attive per licenziamenti illegittimi o ingiustificati” e dunque, “il presunto grande salto nella modernità si traduce nella monetizzazione della dignità del lavoratore”.
Ma “la partita è aperta”, assicura la Cgil. “Andremo avanti con la mobilitazione, la contrattazione e i ricorsi giudiziari, in Italia e Europa”, assicura il sindacato.