Quali saranno le implicazioni economiche, politiche e anche sindacali dell’entrata in vigore del Ceta, il Comprehensive economic and trade agreements, ovvero il trattato di libero scambio tra Canada e UE? A Bergamo, questa settimana, se lo chiedono i rappresentanti del settore agroalimentare e quello della distribuzione organizzata, con un convegno proposto per venerdì 16 febbraio da Filcams e Flai e con la partecipazione di Coldiretti. L’appuntamento è al Mutuo Soccorso di via Zambonate 33 (ore 10). Interverranno, oltre ai sindacalisti bergamaschi, anche Gabriele Guglielmi, della Filcams nazionale, Pietro Ruffolo, della Flai nazionale, e Gianfranco Drigo, direttore di Coldiretti Bergamo. Sarà l’occasione per una discussione aperta, che analizzi i pro e i contro del trattato.
 
Pur servendo il via libera dei diversi Parlamenti dei membri Ue, il  Ceta è entrato in vigore (in via provvisoria) il 21 settembre scorso. A pochi giorni da quella data, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, così si era espressa al riguardo: “L'accordo commerciale tra Ue e Canada avrà un impatto economico, sociale e ambientale pesante sul nostro Paese”. Invece, il trattato - affermano i suoi sostenitori - eliminerà il 98% dei dazi sui prodotti europei esportati in Canada, consentendo - calcola la Commissione europea - un risparmio per le aziende pari a 590 milioni l'anno. “Con il Ceta – ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda – verranno rimosse alcune importanti barriere non tariffarie, garantita l'apertura del mercato degli appalti pubblici alle aziende europee, così come l'accesso al mercato dei servizi, assicurata la tutela della proprietà intellettuale secondo gli standard più avanzati e, per la prima volta in un sistema anglosassone, avremo il riconoscimento di 171 indicazioni geografiche europee, di cui 41 italiane”.

Eppure, Camusso ha sottolineato come in esso “gli standard vigenti in Europa in materia di diritti dei lavoratori, sicurezza alimentare e ‘principio di precauzione’, rispetto dell'ambiente e garanzia dei servizi pubblici, saranno nei fatti sacrificati alla libertà di commercio”. Da qui, la richiesta a governo e forze politiche “di non procedere alla ratifica dell'accordo e di promuovere i necessari approfondimenti, attendendo la verifica del suo funzionamento provvisorio, che siamo sicuri suggerirà di respingere questo trattato per contribuire a un commercio effettivamente equo e sostenibile”.