Comisiones Obreras avrà, al termine del suo 11° congresso confederale (Madrid, 29 e 30 giugno-1° luglio), un nuovo segretario generale. Si tratta di Unai Sordo Calvo, 44 anni, chiamato a sostituire al vertice della principale confederazione spagnola Ignacio Fernández Toxo, che lascia la carica assunta nel 2008. Sordo, nato a Barakaldo (Paesi Baschi), di famiglia umile originaria di Valladolid, ha lavorato fin da giovanissimo nel settore del legno, prima di assumere diversi incarichi di responsabilità nel sindacato, ultimo – a partire dal 2009 – quello di segretario generale di Ccoo dei Paesi Baschi. Lo abbiamo intervistato alla vigilia di questo importante appuntamento congressuale.

Rassegna Come sarà Ccoo sotto la tua guida?

Sordo Sarà un’organizzazione con i valori di sempre, che prova ad adattarsi alle esigenze del 21° secolo, dove ci sarà un cambio generazionale e, proprio per questo motivo, si troverà nelle migliori condizioni per affrontare le sfide che l’economia, il mondo del lavoro e la società metteranno sulla nostra strada.

Rassegna Per Comisiones Obreras è la prima volta di un segretario generale proveniente dai Paesi Baschi...

Sordo Questo segnala la normalità con cui Ccoo considera la pluralità che oggi c’è in Spagna. È un sintomo di maturità e di solidità il fatto che qualcuno che viene da un’organizzazione medio-piccola possa diventarne il segretario.

Rassegna Già che siamo alla questione territoriale, in molti considerano il patto sul modello di Stato decentralizzato, che aveva ispirato la Costituzione del ’78, non più rappresentativo. Cosa ne pensi, in particolare alla luce della questione catalana?

Sordo In Spagna c’è stato un processo di transizione democratica complesso, dove il ruolo del movimento operaio e di Comisiones Obreras è stato determinante. La crisi ha deteriorato la percezione che si ha del sistema della rappresentanza, con la sua conseguente messa in discussione, perché le politiche di austerità hanno dimostrato l’incapacità delle istituzioni di dare risposte. E in questa sorta di impugnazione di quel modello, in alcuni casi sono nate nuove formazioni politiche, in altri si è avuta una dinamica di confronto a livello territoriale, come in Catalogna rispetto allo Stato. Quello di cui c’è bisogno, in questo caso, è di un negoziato politico e, naturalmente, di un accordo, da sottoporre successivamente a referendum. E se emergesse la necessità di riformare la Costituzione, bisognerà affrontare anche questa evenienza, non solo per quanto riguarda il quadro territoriale, ma anche per il consolidamento dei diritti sociali e del lavoro

Rassegna Come si ricompone la rappresentanza sindacale in un mercato del lavoro frantumato e precario?

Sordo Ormai la precarietà non è l’eccezione, ma la norma, e combattere la precarietà richiede, oltre a un nuovo quadro normativo, un radicamento maggiore del sindacato nei luoghi dove si lavora. Dobbiamo immaginare nuove forme di organizzazione dei lavoratori, che non si avvicinano più al sindacato secondo le modalità e i canali tradizionali di 30-40 anni fa. Perché si tratta di lavoratori diversi, che non vengono più dalle fabbriche, che spesso hanno contratti a termine, sono senza relazioni tra di loro. Si tratta di un lavoro di ricomposizione organizzativa del sindacato e di ricerca di nuove forme di rappresentanza di questa nuova tipologia di lavoratori.

Rassegna I sindacati sono vissuti sempre più spesso come una componente, nemmeno tanto marginale, del sistema. Come pensi di invertire questa percezione?

Sordo La crisi politica ha prodotto nella popolazione una perdita di fiducia nelle istituzioni e nelle organizzazioni rappresentative. Un muro di diffidenza che possiamo contribuire a superare. Come? A partire dalla trasparenza: i lavoratori devono sapere come funziona il sindacato, come si finanzia. Il movimento sindacale è obbligato a un esercizio di rilegittimazione.

Rassegna Ha bisogno ancora della sinistra il sindacato?

Sordo Noi delle Comisiones Obreras ci vantiamo della nostra autonomia, ma non siamo equidistanti. Riteniamo non sia lo stesso avere un governo conservatore o uno progressista. Abbiamo bisogno di una sinistra capace di articolare una proposta credibile rispetto alle questioni socio-economiche e del lavoro e che sia in grado poi di realizzarla. Tutto ciò implica una rilettura del ruolo storico della socialdemocrazia e una riconfigurazione della stessa Europa, che apra a nuove politiche di redistribuzione.

Rassegna Spesso si domanda al sindacato dove sia stato in tutti questi anni...

Sordo Durante questa durissima crisi i sindacati sono stati dove dovevano stare: nelle piazze a protestare, nelle imprese a contrattare, cercando nel contempo di cambiare le politiche dei governi che si sono succeduti. Quello che i sindacati hanno fatto è stato resistere agli effetti della recessione, che sono stati brutali. Ora però credo che siamo nelle condizioni di riguadagnare terreno e recuperare con il tempo la centralità del lavoro e dei diritti sociali.