“È la disoccupazione giovanile il vero dramma di questo paese. Poi se le industrie assumessero un po' più di laureati staremmo un filo meglio. Ogni tanto serve coerenza. Ma resta il tema che abbiamo sollevato al governo in moltissime occasioni: non si può continuare a distribuire incentivi senza vincoli spendendo pacchi di risorse che invece si potrebbero destinare a un piano straordinario per l'occupazione giovanile”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso durante il confronto di ieri (30 gennaio) con il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano e i rappresentanti di Cisl, Uil e Confindustria.

 

Grazie ai due referendum su voucher e appalti, il lavoro è finalmente tornato al centro della discussione politica e questo è già un successo per la confederazione di corso d'Italia. Ma non basta. Alla convocazione sui voucher annunciata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti – anche lui presente all'incontro – “noi rispondiamo con entusiasmo”, ha spiegato Camusso nel suo intervento riproposto da RadioArticolo1: “Però bisogna mettersi d'accordo: una cosa è tornare alla natura originaria dello strumento, altra cosa è renderlo un rapporto che insiste su tutti i luoghi di lavoro, commercio e turismo compresi, perché lì si è fatta un'operazione di slittamento verso il basso. Se uno strumento come quello dei voucher è malato, non basta farlo arretrare. Bisogna cambiarne la natura altrimenti si ripropone la stessa dinamica che ci ha portato sin qui”.

C'è anche il tema degli appalti, sempre dimenticato nonostante siano milioni i lavoratori coinvolti. “Noi lo diciamo esplicitamente da anni – riprende Camusso –. Abbiamo provato insieme a Cisl e Uil in tutti i modi a intervenire sul codice degli appalti perché si risolvessero alcuni nodi, ma continuiamo finirci dentro: la catena del subappalto si allunga, il massimo ribasso continua a esistere. Se il nostro sistema pensa di competere con i voucher e con la degradazione, non recupereremo mai la nostra collocazione di Paese manifatturiero e industriale. Abbiamo bisogno di qualità del lavoro”.

“Con gli ammortizzatori così come sono dopo il Jobs Act – aggiunge – non ce la facciamo. I casi Alitalia e Sky  lo dimostrano. Nelle aree di crisi complessa c'è la proroga della cassa solo per gli strutturati, gli altri sono tutti in attesa; la lista delle aziende che aprono le procedure di licenziamento si allunga, come si allunga quella delle aziende che passano direttamente ai licenziamenti collettivi. Il fatto che si faccia finta di niente su Almaviva lo considero un dramma: è il primo licenziamento di massa dal 1974, non ce n'erano mai di queste dimensioni e c'è un tema che riguarda anche l'autorevolezza politica del governo: troppo spesso in questo Paese – conclude – si usa il gioco dello scaricabarile”.