"La piazza di Parigi e tante piazze di Europa di queste giornate che hanno caratterizzato l'inizio del 2015 davano dei messaggi fondamentali. Abbiamo tutti avuto in mano un cartello, un messaggio, che diceva 'Io sono Charlie', io sono ebreo, io sono poliziotto, e l'abbiamo tenuto perché, come tutto quel popolo di Parigi, volevamo e avevamo bisogno di dire che noi non abbiamo paura". Lo afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nell'appuntamento "Rsu 2015: democrazia, partecipazione, lavoro" trasmesso da RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).

"Non abbiamo paura di difendere un'idea di libertà e di democrazia - spiega -, che non è solo il fondamento della nostra vita quotidiana, della storia della nostra Repubblica e di tante altre repubbliche. Non solo si ricorda il senso di 'libertè, egalitè, fraternitè', della Rivoluzione francese ma abbiamo bisogno di difendere un'idea di democrazia e di libertà, perché quell'idea è il fondamento della dignità del lavoro".

"Non c'è dignità del lavoro se non c'è libertà - ha detto Susanna Camusso - e allora non si può avere paura. A noi in questi giorni viene in mente una sola parola: integrazione. Così si risponde ai fanatismi, alle ideologie, a chi pensa che si possono ammazzare le idee, a chi pensa che l'unica parola sia quella delle armi. Bisogna continuare quotidianamente, individualmente e collettivamente a costruire le condizioni della convivenza di tutti e che l'Europa è nel mondo: non può tirare su muri, non può chiudere frontiere, non può cambiare le regole della libera circolazione, deve darsi invece le regole della convivenza e dell'integrazione".

Susanna Camusso ha poi parlato delle questioni italiane: "Vome si fa a essere un grande perimetro pubblico se non si è trasparenti e non si è i principali punti di presidio della legalità? - si è chiesta - Che idea di pubblico e di traduzione della Costituzione perché, come veniva ricordato, questa è la straordinaria funzione del lavoro pubblico in tutte le sue accezioni, e perché cresce?".

"E perché - ha aggiunto - è cresciuta la non trasparenza e l'illegalità nelle pubbliche amministrazioni? Esattamente perché quel lavoro è diventato sempre più un lavoro sottoposto alla logica delle leggi e delle intromissioni della politica, sempre meno l'affermazione di una lineare procedura di traduzione dei servizi. Quanto hanno determinato in termini di cambiamento del modo concreto di lavorare, una logica per cui prima si pensa a un appalto e poi come si organizza un servizio interno? E quanti canali ha aperto tutto ciò? Allora quelle due parole, democrazia e libertà, bisogna anche coniugarle anche da questo punto di vista, senza legalità non solo non c'è buon lavoro ma non c'è neanche libertà, perché ti tolgono quotidianamente il terreno sotto ai piedi, quello che ti permette di esercitare liberamente le tue competenze, il tuo lavoro, le tue capacità".

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