“Abbiamo fatto cose importanti in questi anni”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel suo intervento che ha concluso il congresso della Fiom a Riccione. “La piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil appena discussa negli attivi è un passaggio importante – ha spiegato –, perché cerca di seguire uno schema che abbiamo indicato come organizzazione, di dare un indirizzo. Ora lo scopo è far vivere quella piattaforma ogni giorno considerandola una vera e propria vertenza sindacale”.

Camusso ha parlato del governo, confermando il giudizio critico e la lontananza dai lavoratori. Il decreto Di Maio “è un punto problematico, che ha già visto soluzioni diversificate – ha rilevato –. Ha visto anche una nostra debolezza: abbiamo lasciato correre quando le aziende hanno detto che con questo provvedimento saranno costrette a licenziare. Questo non è vero, va detto chiaramente. Poi il decreto in sé contiene molte sciocchezze”.

Nel mondo del lavoro  oggi la Cgil deve ribadire un grande tema: “Quello della stabilizzazione. Continuiamo a dirlo: l’orizzonte del lavoro stabile va affermato con forza”. Ci sono inoltre “due ragionamenti importanti da fare, uno sull’orario e l’altro sul salario. C’è bisogno di ricreare uguaglianza. Pensiamo all’orario di lavoro: da una parte ci sono decine di ore a connessione perenne, dall’altra lavoratori che si vedono gradualmente ridurre l’orario. Iniziamo a interrogarci”.

Poi il tema dell’organizzazione. “Quando si fanno congressi complicati e difficili non è vero che il giorno dopo tutto è uguale a prima – ha osservato –: infatti i congressi segnano anche divisioni e difficoltà. Dopo il 2014 abbiamo deciso di intraprendere un percorso unitario. Abbiamo prodotto una meccanica confederale comune: anche ‘Il Lavoro è’ è un documento unitario, ricordiamolo, non confondiamolo con il dibattito sul gruppo dirigente”.

Il processo che riguarda la Cgil “è stato caratterizzato da pluralismo e opinioni diverse, punti su cui si discute. Questa è una caratteristica incomprimibile della nostra organizzazione: il pluralismo non è un’emozione congressuale, non è solo verticale, ma è anche quello che deriva dalle differenze nelle strutture e nei settori. C’è un mondo del lavoro frantumato, una paura che cresce e spesso indica il nemico in chi è vicino a noi: dobbiamo interrogarci su questo e tradurlo in politica contrattuale. Abbiamo scelto di allargare la partecipazione, non per aumentare i numeri, bensì per ricostruire un equilibrio tra i dirigenti e i compagni nei luoghi di lavoro. Abbiamo voluto ribadire che i migranti hanno diritto e dovere di rappresentanza nella nostra organizzazione”.

“La Cgil ha un impianto programmatico unitario – ha detto Susanna Camusso –, che è il documento approvato a maggioranza nelle assemblee di base. Su quello si muoverà la nostra organizzazione. Siamo contrari all’uomo solo al comando, sono certa che i prossimi dirigenti porteranno avanti questo orientamento”.

Sul tema del segretario generale, ha aggiunto, “cambiarlo è normale, fa parte delle regole, non deve essere un trauma. Una confederazione ragiona sui gruppi dirigenti misurandosi con gli orientamenti che ha. Oggi servono risposte economiche e sui processi anti-democratici del governo, sulla lontananza che si è determinata con i lavoratori, sulla necessità di costruire mobilitazione e unità. Serve coerenza sulla partecipazione, noi siamo lontani da modelli plebiscitari e primarie. La Cgil si tutela allargando i livelli di partecipazione”.

“Io e la maggioranza del gruppo dirigente abbiamo messo a disposizione una proposta nella fase conclusiva, lo abbiamo fatto alla fine per non innescare un derby tra i lavoratori e nelle campagne congressuali. Abbiamo proposto Maurizio Landini segretario generale, all’interno di un’ipotesi complessiva di collegialità di lavoro”. Per discutere insieme, ha concluso Camusso, “bisogna mettersi a disposizione dell’organizzazione, e non pensare che l’organizzazione sia a tua disposizione. Buon congresso”.

(a cura di Emanuele Di Nicola)

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