Il calo dei rendimenti sui titoli di Stato e la ripresa degli acquisti esteri "denotano un ritorno di fiducia nella sostenibilità dei conti pubblici italiani", anche se i maggiori rischi arrivano dalla crescita debole e dall'incertezza sull'evoluzione del quadro politico che minaccia l'azione di riforma. Lo afferma Bankitalia. "La crisi non sembra aver modificato in misura significativa le condizioni debitorie delle famiglie". Sono alcune delle valutazioni contenute nel quarto Rapporto sulla stabilità finanziaria che, nonostante la difficoltà del momento, mostra anche uno scenario "nel complesso equilibrato" anche per le imprese.

L'Istituto centrale segnala come "nella prima metà del 2012 la ricchezza finanziaria lorda delle famiglie italiane è lievemente diminuita; a giugno ammontava a poco meno di 3.600 miliardi di euro. In rapporto al reddito disponibile essa rimane al di sopra di quella media dell'area dell'euro". Considerando il reddito monetario, la quota di famiglie vulnerabili è pari al 3,6 per cento" si legge ancora nel rapporto, mentre "la condizione di sovraindebitamento, che riguarda famiglie che non riescono più ad adempiere in maniera definitiva le obbligazioni connesse con il proprio debito e che presentano un perdurante squilibrio fra debiti e patrimonio liquidabile", riguarderebbe appena lo 0,6 per cento del totale.

Quanto alle imprese, per i tecnici di Palazzo Koch la loro redditività "sta risentendo della recessione", ma se il margine operativo lordo in rapporto al valore aggiunto è sceso al 32,2 per cento", il dossier segnala che "in un quadro congiunturale fragile si registrano alcuni segnali di miglioramento". Uno scenario che fa dire a Fabio Panetta, vicedirettore generale di Bankitalia, che "l'Italia resta un paese con un settore privato in condizioni finanziarie robuste".

Nonostante le prospettive risentano della debole crescita economica, del livello tuttora elevato del costo di finanziamento e degli esborsi a sostegno dei paesi in difficoltà, la Banca ritiene possibile riuscire a stabilizzare già dal 2013 il rapporto debito/Pil. "Il mantenimento del pareggio di bilancio in termini strutturali assicurerebbe una riduzione apprezzabile del rapporto debito/Pil anche qualora i rendimenti all'emissione registrassero una dinamica significativamente meno favorevole di quella attesa".