“Come annunciato da mesi, la crisi del settore dei call center sta producendo effetti drammatici: Almaviva ha aperto le procedure per licenziare 2988 persone. 918 a Roma, 400 a Napoli e 1670 a Palermo. A questi si aggiungono i 450 licenziamenti avviati dal Gruppo Gepin che gravano sempre su Napoli e Roma". Una situazione "insostenibile" per le città coinvolte secondo la Slc Cgil che sottolinea come i licenziamenti coinvolgano "molte donne in una fascia d’età ricompresa tra i 35 e i 50 anni".

“Il Governo ha avviato nei giorni scorsi una serie di iniziative per dare le risposte che il settore chiede da anni – prosegue la nota - Rispetto delle leggi esistenti e contrasto all’illegalità crescente, che sempre più caratterizza l’attività di call center, sono le parole chiave per impedire tali situazioni. Se gli impegni assunti dovessero essere sostenuti dai fatti - aggiunge la Slc Cgil - si creerebbero le condizioni per rilanciare un settore importante e guidarlo verso la concreta trasformazione verso una dimensione industriale, attraverso l’innovazione tecnologica ed una maggior attenzione alla qualità del servizio ai clienti, ponendo fine alla barbarie con cui è stato gestito nell’ultimo periodo".

Secondo la Slc Cgil, “le aziende committenti e del settore hanno enormi responsabilità: dalle nebbiose pratiche degli uffici acquisti alle politiche retributive dei dirigenti, alle gare al massimo ribasso, proposte da un lato ed accettate dall’altro, che non permettono di sostenere neanche il costo del lavoro".

A questo punto, secondo il sindacato dei lavoratori della comunicazione, “il Governo deve proporre un patto di sistema: anche le istituzioni hanno la loro fetta di responsabilità. Un patto tra committenza, oltre il 70%% delle attività è generato dalle dieci più grandi imprese di servizi del Paese, imprese fornitrici del servizio e parti sociali che consenta di scongiurare le migliaia di licenziamenti e trasformare il settore da una logica di costo a un’opportunità di business, esattamente come avvenuto negli Stati Uniti o in Francia".

Le tre città interessate dai licenziamenti vedranno, nei prossimi giorni, un crescere di iniziative di mobilitazione a sostegno della difficile vertenza. Già domani, annuncia la Slc Cgil, sotto la sede romana di Poste Italiane sfileranno le “mamme” del gruppo Gepin e di Uptime accompagnate dai loro figli, vere vittime di un sistema malato e distorto.

Ma intanto a Palermo è già ressa sotto la sede del call center Almaviva in via Cordova, con slogan, grida e disperazione, per l'annuncio degli esuberi a Roma. "Da domani - annuncia la Slc Cgil di Palermo - nascerà un presidio libero dei lavoratori, con un gazebo permanente dove a fine turno si altereranno gli operatori, che rischiano in massa il posto di lavoro.

“Sono stati dichiarati 1670 esuberi a Palermo a fronte di perdite dichiarate del 5-6 per cento. Questa è solo la prima incongruenza: come si fa a licenziare il 50 per cento del personale di Almaviva in Italia per una perdita del genere? Adesso si apre una strada in salita: ci sono 75 giorni di tempo per trovare soluzioni per scongiurare anche un solo licenziamento. In questo mese siamo riusciti a mettere insieme tutte le istituzioni: governo nazionale, Regione e Comune. Chiediamo garanzie alle istituzioni. Da domani mattina siamo pronti a sederci al tavolo per discutere, presseremo in tutti i modi per avere di fronte un piano serio di investimenti”. A dichiararlo sono il segretario Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso e la rappresentante Slc Cgil Rosalba Vella, che giudicano “gravissima” l'apertura delle procedure di mobilità per 1670 lavoratori a tempo indeterminato del call center Almaviva di Palermo.

“E la vertenza più importante di Palermo: si tratta di mettere al buio un'intera città, non c'è famiglia che anon abbia al suo interno un lavoratore Almaviva – aggiungono Rosso e Vella - Non si capisce perché un'azienda unica apra procedure licenziamenti solo in tre siti, Palermo, 900 a Roma e 400 a Napoli. L'ottimizzazione delle risorse deve essere fatta attraverso interventi di pianificazione in tutte le aziende del gruppo, non solo in tre città”. Secondo la Slc Cgil è inaccettabile la posizione del vice ministro che ha dichiarato “che gli ammortizzatori sociali non saranno usati perché costosi” e dell'amministratore delegato Tripi che ha detto “che gli ammortizzatori non gli servono”.

“Il vice ministro ha assicurato che la commessa Enel non sarà tolta subito ma resterà ad Almaviva per un anno e mezzo ancora. Non capiamo allora perché i licenziamenti partono da oggi – continuano Rosso e Vella - Si è parlato anche di sanzioni per le delocalizzazioni. Le regole ormai sono in campo. Il grande assente è rimasto Tripi che ha disertato tutti i tavoli e che non ha investito un euro. Il sindacato metterà in campo tutte le azioni di lotta scioperi sotto la Regione, a partire dal sit-in di domani alle 9 in piazza Indipendenza. Andremo sotto le sedi dei committenti Enel, Wind, Telecom. Faremo i nostri gazebo per la città, perché vogliamo garanzie”. 

Intanto, sempre a Palermo, "tutta la Cgil, con la solidarietà e la forza dei lavoratori delle sue categorie, si schiera al fianco degli operatori del call center Almaviva è sarà con loro nella difesa di 1.760 posti di lavoro". Lo dichiara il segretario generale della Cgil di Palermo, Enzo Campo. "Non è possibile che le grandi aziende, che hanno trovato conveniente investire nel Mezzogiorno, debbano colpire la nostra città ogni volta in cui annunciano piani di ristrutturazione - prosegue Campo - Almaviva è la realtà produttiva più grande della provincia di Palermo e non può essere smantellata, rendendo il nostro territorio un deserto: le istituzioni, che abbiamo tante volte sollecitato, intervengano. Da domani al tavolo nazionale si deve discutere di un piano di investimenti, sulla base delle misure e delle regole annunciate per il settore”.