Un ciak così pesante non si era mai visto. “È noto che il modello cinematografico non può seguire le modalità della produzione televisiva classica, per cui nei centri Rai in cui si fanno le fiction si definiscono accordi per una maggiore flessibilità oraria. Ma l’insostenibilità della proposta aziendale, nel caso della fiction 'Il Paradiso delle Signore', è stata di riproporre questo modello per ben 38 settimane, una durata assolutamente insostenibile a 60 ore lavorate, con nessuna squadra per alternare il lavoro, nessuna previsione di aumento d’organico”. Lo affermano in una nota le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Informazione, Libersind-ConfSal.

A questo, osservano le cinque sigle, va aggiunto un dubbio che per gli addetti ai lavori non è di poco conto. Il girato previsto su giornata è di 45 minuti, mentre normalmente le fiction 'industriali' si attestano tra i 23 (come 'Un posto al sole') e i 30 minuti massimo. Quei prodotti si realizzano con 10 ore di lavoro e con massimo tre set. Il sospetto è che, visti i presupposti di durata e l’organico a disposizione, chi ha pensato al modello produttivo non abbia mai creduto che la fiction si potesse fare internamente.

Rsu e sindacato avevano proposto di avviare la fase iniziale anche ai ritmi predisposti dalla Rai, ma poi di incontrarsi per modificare il modello aumentando l’organico e riportando i tempi di lavorazione nella sostenibilità per un’attività produttiva che dura quasi un anno (4 giorni a 10 ore, più il 5° giorno straordinario all’occorrenza). “L’azienda non si è mossa di un millimetro sul modello produttivo e sulla gestione dell’orario di lavoro e del personale. La parola fiction/finzione mai fu più azzeccata – dicono – guardando alle modalità di confronto che si sono verificate nelle scorse settimane. Evidentemente una parte della dirigenza non conosce la normativa sull’orario di lavoro né i termini di massimo utilizzo degli straordinari e gli sfuggono le elementari regole sulla sicurezza sul lavoro”.

“Il dubbio che rimane è che qualcuno, sin dall’inizio, non avesse l’intenzione di realizzare il prodotto fuori dalla Rai, provando a scaricare la responsabilità sui lavoratori del centro di produzione di Torino”, concludono I sindacati, che si augurano un ripensamento, ribadendo che la fiction è fondamentale per il centro di produzione e la città di Torino: “Verificheremo le modalità con cui la fiction sarà prodotta, anche se questo avverrà fuori della Rai. Troppo spesso si immagina che le norme possano essere aggirate quando sono lontane dai teleschermi”.