Vertenza Aferpi: sono oltre 700 gli operai in bilico, sospesi tra cassa integrazione e solidarietà. E il miraggio lontano del ritorno alla normalità. Diciotto persone in questi giorni sono stati assunte e assegnate in prestazione alla Piombino Logistics, mentre ieri (12 settembre) qualche risposta positiva dalla riunione al Mise è arrivata. “Istituzioni, sindacati e direzione di Aferpi – si legge nel verbale di riunione – hanno ribadito la piena disponibilità a utilizzare lo strumento principe degli ammortizzatori sociali, ovvero il contratto di solidarietà per l’insieme dei lavoratori che saranno in capo ad Aferpi a partire dal prossimo 6 novembre, come previsto dall’accordo sottoscritto il 3 giugno 2015. Aferpi ha proposto, e i sindacati hanno convenuto, di avviare da subito un confronto in sede territoriale per esaminare ogni aspetto gestionale relativo ai contratti di solidarietà”.

C’è dunque la volontà politica di ricorrere alla solidarietà, ma resta chiaro che i problemi tecnici non mancano visto che permane l’ostacolo principale, cioè quello della continuità produttiva per raggiungere le percentuali di ore lavorate richieste dalla legge per l’applicazione della solidarietà. L’azienda in serata ha confermato i passi avanti, ma ha precisato che ci sarà da ragionare su rotazioni e professionalità, in parte da formare considerando quanti tra i lavoratori in cig hanno solo esperienze nell’area a caldo. Su questo elemento, quello della formazione, c’è l’impegno della Regione a sostenere il percorso.

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“Nei prossimi giorni le organizzazioni sindacali si incontreranno con la direzione aziendale per definire le modalità di gestione dello strumento - hanno fatto sapere Fim, Fiom e Uilm, soddisfatti per quanto ottenuto, dopo che avevano minacciato la mobilitazione immediata in caso di esito negativo –. Auspichiamo che nell'incontro di verifica sul piano industriale che si terrà il prossimo 26 settembre vengano acquisiti ulteriori elementi positivi nella gestione dell'accordo per il rilancio di Piombino”.

L'altro appuntamento in programma è per il 26 settembre, sempre al ministero dello Sviluppo economico: lì si andrà al cuore del problema, ossia all’esame del piano industriale, dei nuovi tempi previsti per il suo completamento, dei risultati raggiunti con le banche nella ricerca del sostegno finanziario necessario a completare il progetto. Perché la fine dell’anno si avvicina e con essa la necessità di pagare un anticipo e fornire le necessarie garanzie a Sms Demag: il progetto di acciaieria elettrica e treno rotaie vale complessivamente una cifra intorno ai 500 milioni, con la costruzione degli impianti da avviare a inizio 2017.

Fausto Azzi, amministratore delegato ex Lucchini, tornato da un viaggio con dirigenti di Aferpi in Algeria, ha ribadito le difficoltà del lavoro di questi mesi in cui sono stati forniti tutti i dettagli del progetto al sistema creditizio. Il percorso deve essere portato a compimento. Servono soldi dalle banche oltre a quelli di Rebrab, che nell’ultima riunione con Alessandro Profumo e il ministro Carlo Calenda si è impegnato a finanziare ulteriormente il progetto in cui ha messo fin qui 92 milioni.

Lo stesso Profumo, incaricato da Aferpi di reperire i finanziamenti necessari, ha fatto pressione su Rebrab per investire ulteriormente al fine di attirare investitori. I soldi ovviamente sono necessari non solo a dare corpo al progetto per la nuova acciaieria e il treno rotaie, ma anche per l’acquisto dei semiprodotti che consentano la continuità produttiva necessaria. I reparti lavorano ora a singhiozzo e non così non riescono a garantire il reintegro dei lavoratori né a porre le basi per la ripartenza dello stabilimento. Il 26 settembre si riuscirà forse a capire se la situazione sta andando nella direzione giusta.