“I dati sull’aumento esponenziale dell’obiezione di coscienza – contenuti nella relazione annuale al Parlamento del ministero della Salute sulla legge 194, con punte del 70-80% in diverse regioni per ginecologi ed anestesisti – impongono un piano di contrasto per garantire l’effettiva attuazione della 194”. È quanto affermano in una nota Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici, e e Cecilia Taranto, segretaria nazionale della Funzione pubblica Cgil.

“Il governo e le Regioni - si legge - aprano subito un tavolo di confronto con i sindacati per l’effettiva attuazione della 194 su tutto il territorio nazionale, garantendo in ogni presidio la presenza 24 ore su 24 di un numero adeguato di medici e infermieri non obiettori. Si tratta di non penalizzare le donne, in particolare delle regioni del Sud, e i medici e gli infermieri che, non dichiarandosi obiettori, vedono ricadere solo su di loro il lavoro per le interruzioni di gravidanza”.

I sindacalisti avanzano
tre proposte: “La direzione dei presidi nei quali si effettua l’interruzione di gravidanza sia affidata a chi non è obiettore. Il requisito della non obiezione sia introdotto per chi deve essere assunto o trasferito in presidi con oltre il 50% di obiettori. Le Regioni attuino l’istituto della mobilità, previsto dalla stessa legge 194, per coprire le carenze di medici ed infermieri non obiettori”.