“I costi della manifestazione del 4 aprile sono stati sostenuti dai contributi volontari di migliaia e migliaia di persone e dai risparmi della Cgil”. Così il sindacato risponde “alle false accuse mosse da Cazzola, dal quotidiano Libero e da alcune altre testate giornalistiche che fanno riferimento al centro destra, circa le forme di finanziamento” della manifestazione del Circo Massimo.

“Addirittura – prosegue il comunicato – si arriva a paventare finanziamenti da parte di istituti bancari e fantasmagorici incassi derivanti dalla social card, per la quale il governo non ha sborsato neanche un centesimo. Tutto falso, le uniche risorse per coprire i costi della manifestazione derivano da contributi volontari di lavoratori, pensionati e dai risparmi derivanti da interventi di riduzione delle spese su alcuni capitoli del bilancio della Cgil per il 2009. Un ennesimo tentativo andato male di screditare la nostra iniziativa”.

Già ieri il segretario confederale Enrico Panini
aveva chiarito: “Una parte di risorse è stata ricavata dai bilanci della Cgil (nazionale, regionali e Camere del lavoro) e così, tagliando sulle spese preventivate, si coprono alcuni costi. Ad esempio, la Cgil nazionale  ha stornato circa due milioni di euro dal proprio bilancio per il 2009, ai quali si aggiungono altre risorse ricavate riducendo gli accantonamenti annuali finalizzati al prossimo congresso. La parte più rilevante delle spese viene coperta con la sottoscrizione volontaria promossa dall’inizio di febbraio”.

Prosegue Panini: “La sottoscrizione volontaria è disciplinata da una legge dello Stato. Abbiamo previsto ricevute di diverso importo (a partire da un euro) e le somme così ricavate sono gestite tramite appositi centri di costo evidenziati nei nostri bilanci. Le affermazioni sui cinque milioni incassati per la social card sono totalmente false e chi le sostiene, oltretutto, dimostra di non conoscere le norme che ha contribuito a definire o, come nel caso di alcuni giornali, ha condiviso”:

Infatti, prosegue il dirigente della Cgil, “per la social card il sistema dei circa 70 diversi Caaf che operano in Italia non percepisce alcun rimborso dallo Stato e, pertanto, il costo del servizio è interamente a carico delle società. Le società fiscali sono, per legge, società di capitali e non è consentito alcun travaso di risorse ad altri enti o soggetti, come invece si vuol far intendere. Domani daremo mandato ai nostri legali di valutare se esistano gli estremi per querelare politici e direttori responsabili di quotidiani che hanno sostenuto delle falsità sul conto della Cgil”.