Il 28 maggio 1974, nel corso della manifestazione indetta dal Comitato unitario antifascista e dai sindacati, esplose una bomba che provocò la morte di 8 persone e il ferimento di 102.

Il 15 giugno del 1974, a due settimane dalla strage, Rassegna Sindacale uscì con un duro atto d'accusa alle connivenze tra neofascismo e settori deviati dello Stato. Lo firmava il dirigente della Cgil Rinaldo Scheda. «Le dimensioni raggiunte dalla protesta antifascista, in tutto il Paese, dopo la strage di Brescia - scriveva Scheda - hanno fatto registrare un isolamento del fascismo forse mai raggiunto in Italia negli ultimi trent'anni. In una situazione economica e sociale molto difficile, nella quale i fascisti avevano innestato una nuova, calcolata azione provocatoria con l'intento di aggravare lo stato di confusione e trarre così il massimo vantaggio per la realizzazione dei loro disegni eversivi, gli effetti prodotti dal loro gesto criminale sono stati l'esatto contrario di quel che speravano e hanno suscitato un'aggregazione dell'antifascismo di proporzioni eccezionali e di profondo significato politico.»

«Il movimento sindacale - proseguiva Scheda -, protagonista del grande sciopero generale antifascista del 29 maggio, ha chiesto una vera e propria svolta da parte del governo e dell'apparato statale nei confronti dell'eversione fascista. Mille e più prove dimostrano che se l'azione contro il fascismo non è guidata con grande determinazione le falle, le sfasature e le obiettive compiacenze di certi settori dell'apparato statale sono destinate a perpetuarsi e ad aggravarsi».

In occasione dell'anniversario riproponiamo l'editoriale di Scheda e una ricostruzione della strage, con le prime ipotesi su mandanti ed esecutori, scritta da Paolo Zardo. 

LEGGI IL PDF