da Rassegna sindacale "Se il governo apre un confronto, siamo dentro una vertenza ordinaria. Ma se non apre il confronto, dobbiamo essere netti nel dare una risposta di mobilitazione e iniziative". A dirlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, parlando oggi (mercoledì 24 ottobre) al congresso della Cgil di Bologna, secondo quanto riportano le agenzie di stampa. "Dobbiamo essere altrettanto netti tra di noi nel dire che non è scontato, però, dire 'mobilitazione', e che le masse ci seguano senza un lavoro preparatorio. Dobbiamo fare un lavoro serio", prosegue Camusso: "Al di là di come si sono spostati gli orientamenti elettorali, lavoratori e pensionati ci sono. Il governo è attento al contratto, ma anche a non avere contestazioni su certe questioni". Sempre in tema dei rapporti con il governo, Camusso afferma di non essere molto ottimista sulla possibilità di un confronto. "Non diciamo di essere ottimisti, i segnali che riceviamo non vanno in quella direzione", spiega: "Non è che il governo non voglia discutere con le parti sociali, è che nega l'esistenza democratica della rappresentanza. Pensa che la rappresentanza non sia uno dei fattori fondamentali della democrazia di un paese. Hanno fatto un contratto e pensano che sia l'unico luogo di mediazione possibile, e che non ce ne sia nessun altro. Anche il rapporto con il Parlamento è segnato dall'idea che c'è un'unica rappresentanza incarnata dal contratto di governo e oltre non c'è altro". Un'osservazione critica viene fatta anche sul ministro Di Maio. "Se guardate al ministro dello Sviluppo economico, chiunque si dichiari rappresentante di qualcosa a fini di operazioni politiche che gli interessano, viene invitato", evidenzia il segretario generale Cgil: "Agli incontri al ministero vediamo sigle sindacali mai sentite e conosciute. Questo dà l'idea che ci sei non in quanto hai costruito una dimensione di rappresentanza, ma ci sei perché sei il paravento per altre attività. Qualcuno che si illude che il governo si stia aprendo alla rappresentanza".  Parlando poi della questione del razzismo, Camusso ha osservato che la Cgil "non può rinunciare in alcun modo all'articolo 1 del suo statuto, il rispetto dei principi della nostra organizzazione non è in discussione. Noi siamo un'organizzazione antirazzista e antifascista, su questo non ci possono essere dubbi". Il segretario generale invita dunque l'organizzazione a "costruire un lavoro di contro-informazione. Il numero di episodi di razzismo si moltiplica. I nostri principi valgono, ma nei luoghi di lavoro cosa facciamo? Non possiamo continuare a dirci che abbiamo dei problemi, ma poi registrarli in modo un po' notarile. Penso che dobbiamo fare salto di qualità su come ricostruire una cultura dell'accoglienza, a partire dal mondo del lavoro". Camusso sottolinea che c'è "un'operazione economica e politica nell'individuare nei migranti il problema, perché non regge l'idea sovranista se non trovi il nemico. E' una scorciatoia, ma sono argomenti che si fanno strada anche tra coloro che noi rappresentiamo. L'idea diffusa è che non ci siano alternative alla guerra tra poveri: questo è lo straordinario danno che ha prodotto la crisi della sinistra. Dobbiamo dire che un altro modello è possibile. Riace ci dice questo, ma non è sufficiente per dire che hai una dimensione politica e sociale alternativa".