Molti pensionati non sanno che la loro pensione potrebbe essere più alta. Non si tratta di miracoli o di ricalcoli straordinari, ma di quello che in gergo tecnico si chiamano “diritti inespressi”. Sono somme che spettano a chi percepisce una pensione, ma che l'Inps non eroga in automatico: occorre fare domanda. E spesso la differenza può essere decisiva, soprattutto per chi vive con un assegno minimo.

COME FUNZIONA?

I diritti inespressi sono legati a prestazioni che il pensionato può ottenere solo se si attiva in prima persona. Si va dall'integrazione al trattamento minimo alle maggiorazioni sociali, fino all'importo aggiuntivo previsto con la tredicesima, alla quattordicesima mensilità o all'assegno al nucleo familiare. Piccoli o grandi aiuti che non vengono concessi se non vengono esplicitamente richiesti, perché la legge non obbliga l'ente previdenziale a verificarli in modo automatico. Spesso, anzi, questi diritti emergono solo quando cambia la situazione reddituale o familiare di chi percepisce la pensione.

A CHI RIVOLGERSI?

Il problema non è nuovo. Da anni i sindacati dei pensionati e i patronati spiegano che ogni pensionato dovrebbe controllare periodicamente la propria posizione, anche quando l'assegno sembra definitivo e consolidato. Strumenti come il fascicolo previdenziale Inps, accessibile con Spid, Cie o Cns, o il modello Obis-M – la “busta paga” della pensione – consentono di verificare se ci sono voci mancanti. Ma è soprattutto il supporto di Caf e patronati a fare la differenza.

Le strutture dello Spi-Cgil, ad esempio, hanno permesso a migliaia di pensionati di recuperare negli ultimi anni somme considerevoli. In Toscana, tra il 2020 e il 2024, i diritti inespressi riconosciuti hanno portato a oltre due milioni e seicentomila euro di arretrati riscossi. In Calabria non sono mancati casi di pensionati che hanno potuto recuperare più di ventimila euro.

COME SI OTTIENE?

Non si tratta soltanto di giustizia economica. In molti casi si parla di persone che vivono con assegni modesti, per le quali anche poche decine di euro al mese rappresentano la possibilità di affrontare con più serenità le spese quotidiane, dai farmaci alla spesa alimentare. Per questa consapevolezza è fondamentale: nessuno versa automaticamente ciò che spetta, servire la richiesta formale e servire farla in tempo. La prescrizione, infatti, è fissata in cinque anni. Significa che si possono recuperare solo gli importi dovuti per il quinquennio precedente, e che oltre quel limite non c'è alcuna possibilità di recupero.

La battaglia per i diritti inespressi non è dunque una questione burocratica, ma un tema di dignità. Fare luce su questi strumenti significa ripristinare risorse a chi ha lavorato una vita intera e oggi si trova a fare i conti con pensioni troppo basse. È una strada che vale la pena percorrere, perché ogni diritto negato e non rivendicato rischia di restare un credito congelato nei cassetti dell'Inps.

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