“Non siamo disposti ad accettare che le politiche di riduzione dei costi di Tim ricadano sugli outsourcer come la Callmat”. È davvero molto netta la presa di posizione della Slc Cgil Basilicata per la piega che ha preso la vertenza del call center di Matera: “Come già precedentemente annunciato, il ricorso alla cassa integrazione straordinaria è diventata realtà”.

L’azienda, infatti, ha chiesto ufficialmente la convocazione al ministero delle Imprese per “depositare la richiesta di ammortizzatori sociali, con riduzione di orario lavorativo per 418 addetti. Si era partiti da un calo dei volumi di traffico al servizio di assistenza clienti 119 da parte del committente Tim di circa il 25 per cento. Ciò ha già generato a oggi un’eccedenza di oltre 100 risorse, eccedenza al momento gestita attraverso istituti previsti dal Ccnl, come ferie e permessi”.

Ma è chiaro che questi istituti non sono infiniti. Per di più, il preannunciato ulteriore aumento dei tagli farà ovviamente crescere anche il numero delle eccedenze. Da qui, la decisione aziendale di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per il periodo compreso dal 1° marzo al 31 dicembre 2024.

La posizione del sindacato

“Chiediamo un’inversione di marcia – illustra la Slc Cgil Basilicata – e l’intervento immediato delle istituzioni e del governo che ha già avvallato operazioni scellerate messe in campo dal colosso nazionale delle telecomunicazioni e che potrebbero mettere in ginocchio un intero settore”.

Con l’ingresso del fondo americano Kkr e “il famoso e sciagurato ‘spezzatino’, manovre che abbiamo da subito contestato, la Tim, nonostante il debito, porterebbe nelle casse circa 21 miliardi di euro. E oggi ci troviamo di fronte a operazioni di taglio del costo del lavoro di qualche decina di milioni di euro, lasciando i clienti Tim in balia dell’assistenza digitale Angie, le cui performance tra l’altro sono ancora tutte da dimostrare, non permettendo l’accesso all’operatore a danno sia dei lavoratori impiegati nell’indotto dell’assistenza clienti sia di un intero territorio, in cui la Callmat rappresenta una delle più grandi aziende di servizi che ha dato respiro a centinaia di famiglie”.

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La Slc locale, dunque, non intende “tollerare ricadute sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie a seguito delle politiche aziendali di Tim. Ricadute che nella Callmat porteranno, nei prossimi mesi, tagli fino a picchi del 40%, e probabilmente del 80% entro dicembre 2024. È inaccettabile che tali politiche volte alla mera logica di un guadagno, in termini di cifre, assolutamente inadeguato rispetto alla ricaduta occupazionale, vadano a ripercuotersi sulla vita delle persone e su una regione povera di prospettive”.

La categoria sindacale, in conclusione, intende “mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per tutelare i lavoratori della Callmat e per impedire un impatto di tale portata in una provincia, quella materana, già priva di opportunità lavorative. Congiuntamente alla mobilitazione, che preannunciamo dura e senza arretramenti, chiediamo l’intervento celere di tutte le istituzioni locali, della Provincia e del governo regionale”.