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Neet, “Not in Education, Employment or Training”. Dietro a un semplice acronimo acquisito dall’inglese si nasconde il peggior incubo dei nostri tempi e il lato forse più oscuro della nostra società: quello dei giovani che hanno rinunciato a studiare, a formarsi e a lavorare. Per mancanza di opportunità, di fiducia nel sistema, perché a volte tutto sembra maledettamente troppo complicato, irraggiungibile o persino inutile. E spesso lo è.
Nel Lazio, maglia nera per i dati sui neet, sono 189 mila i giovani tra i 15 e i 34 anni che, nel corso del 2024, sono rimasti al di fuori di percorsi di istruzione, formazione e lavoro. “Una situazione – scrive la Cgil capitolina lanciando l’allarme – che ci desta forte preoccupazione anche alla luce dell’aumento del 9,6 per cento rispetto al 2023. Il dato peggiore tra tutte le regioni d’Italia, in controtendenza rispetto al panorama nazionale, che mostra una lieve flessione, e anche rispetto agli anni precedenti”.
“Dal 2018 al 2023, infatti, nel Lazio si era osservato un trend in diminuzione che ora sembra essersi interrotto – prosegue la Cgil –, in particolare tra i giovani dai 25 ai 34 anni, che rappresentano quasi il 70% dei neet della regione. Mentre i neet tra i 15 e i 18 anni, tra il 2018 e il 2023, sono diminuiti dell’80%, costituendo ormai una quota estremamente residuale, il 98,5% degli attuali neet è maggiorenne”.
“Dal punto di vista anagrafico – spiega la Cgil – questi dati evidenziano da un lato l’efficacia del sistema scolastico nel ridurre l’abbandono e nell’aumentare il tasso di prosecuzione degli studi, dall’altro le crescenti difficoltà per le giovani generazioni ad accedere al mercato del lavoro, complice anche l’assenza di politiche attive efficaci, soprattutto a sostegno delle giovani donne”. Infatti, se nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni le ragazze rappresentano il 45% dei neet, nella fascia tra i 25 e i 34 anni la percentuale sale al 64. “Su questi temi – conclude la Cgil – crediamo sia fondamentale che istituzioni e parti sociali aprano una profonda riflessione”.
Di Cola, Cgil di Roma e del Lazio: “Il dato peggiore a livello nazionale. È drammatico che non interessi a nessuno”
Sulla questione Natale Di Cola, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, ha affidato alla propria pagina Facebook alcune riflessioni , sottolineando come l’aumento dei neet del 9,6%, registrato in un solo anno, sia “il dato peggiore a livello nazionale. Un fatto che dovrebbe preoccupare tutti e di cui tutti dovrebbero occuparsene; non solo il sindacato. È drammatico che non interessi a nessuno”.
I dati, evidenziando che la maggioranza dei neet è costituita da giovani donne, “rendono chiara – sottolinea Di Cola – la forte discriminazione di genere che caratterizza questo fenomeno e a cui dobbiamo dare risposte, affinché le nuove generazioni possano autodeterminarsi e progettarsi la propria vita”.
“Su questo tema – ribadisce – siamo convinti che serva una profonda e ampia riflessione delle istituzioni e delle parti sociali per costruire le risposte giuste. Da un lato, il pubblico deve tornare a investire in politiche capaci di creare occupazione stabile e di qualità, superando anche quella segregazione di genere che relega le donne in specifici settori del mercato del lavoro – spesso i più precari e meno riconosciuti. Dall’altro, è fondamentale potenziare i servizi pubblici e costruire un sistema di welfare realmente inclusivo perché dietro questi numeri si nasconde un carico enorme di lavoro di cura e uno squilibrio nei compiti familiari che impedisce a molte donne di cercare, ottenere e mantenere un’occupazione”.
“Andare in questa direzione – conclude Di Cola – potrebbe anche contribuire ad arginare le infiltrazioni criminali nei tessuti urbani e nelle comunità, specialmente laddove lo Stato è più debole e le persone più sole”.