Reintegro e risarcimento. Li ha disposti un'ordinanza del giudice del lavoro di Bergamo per un lavoratore del caseificio Arrigoni Battista spa di Pagazzano. L'operaio era stato licenziato nel 2019 dopo ventidue anni di servizio. 

Addetto al reparto di confezionamento del formaggio, nel febbraio di due anni fa aveva ricevuto una contestazione disciplinare e, successivamente, la lettera di benservito. Secondo l'azienda era stato negligente nel conteggio dei prodotti da inserire nei cartoni per la spedizione, e questo avrebbe comportato controlli della merce dispendiosi sia in termini di tempo che di soldi. Controlli che però, come ha sottolineato il giudice, hanno dimostrato che tutto era in ordine e che non c'era stato alcun errore. "L'addebito - spiega il tribunale - non trova giustificazione". Non solo in merito alla “contestazione che ha portato al licenziamento non ci si può esimere dal rilevare come la stessa sembri difettare di un connotato disciplinarmente rilevante”.

Una vittoria per il lavoratore che è stato tutelato dalla Flai Cgil e dall'ufficio vertenze provinciali, che avevano immediatamente impugnato il licenziamento. 

“È sempre una grande soddisfazione quando la giustizia fa il suo corso” hanno commentato Martina Dini - che per la Flai Cgil bergamasca aveva avviato la causa e ora lavora in Cgil regionale  - e Claudio Defendi dell’Ufficio Vertenze. “Questa sentenza mette in luce, da un lato, il valore del nostro ruolo come organizzazione a tutela dei lavoratori, dall’altro evidenzia ancora una volta l’importanza decisiva dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che consente a lavoratrici e lavoratori dipendenti licenziati illegittimamente di vedersi riconoscere il diritto non soltanto a essere indennizzati, ma anche effettivamente reintegrati: un diritto fondamentale per donne e uomini che rappresentano la parte debole del rapporto di lavoro e un diritto di cui dovrebbero godere tutti i lavoratori dipendenti, indipendentemente dall’essere stati assunti prima o dopo il Jobs Act”.