La prima firma è stata quella di Maurizio Landini. E lo ha fatto a Casa Cervi di Gattatico (Reggio Emilia), il 25 aprile. In un luogo simbolo della Resistenza, il segretario generale della Cgil ha dato così il via alla raccolta firme per i quattro referendum popolari promossi dal sindacato.

"Farlo qui, oggi, é indicativo, oggi è la giornata della libertà, della democrazia e una persona che lavora, per essere libera, non deve essere precaria", ha detto Landini. "Un lavoratore – ha continuato – deve avere tutti quei diritti sanciti dalla Costituzione e che siano applicati. Avere cioè una retribuzione dignitosa, il diritto alla salute, all'istruzione. Oggi non è così: c'è troppa precarietà, i salari sono bassi, in realtà sei povero anche lavorando e addirittura si muore sul lavoro perché c'è un funzionamento delle imprese balorde costruite su appalto, subappalto e logica della precarietà”.

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"Noi vogliamo dire basta - ha aggiunto - e i referendum indicano la possibilità per i cittadini di partecipare per cambiare la condizione di lavoro e di vita ed è una battaglia che vale per tutto il Paese. La nostra è una battaglia per la crescita e il futuro di questo Paese e si rivolge ai giovani e alle donne, i più penalizzati da questa precarietà. Vogliamo aprire una discussione vera per cambiare il modello sociale ed economico che si è affermato in questi anni".

I quesiti

I quesiti, come detto, sono quattro. I primi due sui licenziamenti, uno sul superamento del contratto a tutele crescenti e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese, previsti dal Jobs act. Il terzo riguarda invece la reintroduzione delle causali per i contratti a termine, in questo caso il riferimento legislativo è ad una delega del Jobs act ma anche alla norma introdotta dal governo Meloni che lascia alle parti individuali la possibilità di indicare esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva. Il quarto è infine relativo agli appalti, sulla responsabilità del committente sugli infortuni.