“La bozza del nuovo decreto sulla Salute e Sicurezza non salverà nessuna vittima”. Con queste parole il segretario generale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco, commenta il testo del Dl Sicurezza in attesa di essere esaminato dal Consiglio dei ministri.

Il decreto prevede alcune novità, come l’introduzione del badge di cantiere, l’inasprimento delle multe per le imprese sprovviste di patente a crediti, e un rafforzamento dell’attività di vigilanza e dei controlli da parte dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Ma per Di Franco “restano irrisolte tutte le questioni strutturali, a partire dalla mancata limitazione del subappalto e dalla totale assenza di misure per garantire giustizia ai familiari delle vittime”.

Il segretario della Fillea sottolinea come sia stata “ignorata ancora una volta la richiesta di istituire una Procura nazionale che si occupi di reati in materia di salute e sicurezza. Troppi processi non iniziano o non arrivano mai a sentenza presso procure sprovviste di strumenti e competenze adeguate. I familiari restano senza risposte, senza gratuito patrocinio e senza, come da noi richiesto, la liquidazione di una somma provvisionale”.

Sull’introduzione del badge di cantiere, Di Franco riconosce che si tratta di una “battaglia storica degli edili” e ribadisce la disponibilità della Fillea a renderlo operativo “attraverso il sistema delle casse edili, partendo dalle esperienze positive dei cantieri del sisma 2016, Roma, Firenze e Reggio Emilia”. Ma il giudizio complessivo resta negativo: “Non c’è alcuna risposta sulla limitazione del subappalto, ormai fuori controllo dopo le ultime modifiche del Codice dei contratti volute da Salvini. Questo sistema – avverte – danneggia le piccole e medie imprese che hanno sempre puntato sulla qualità e non sul ribasso, con effetti potenzialmente devastanti sul tessuto produttivo del settore”.

Il segretario degli edili denuncia inoltre il mancato intervento “contro il dumping contrattuale e il proliferare dei falsi attestati di formazione”. “Troppi ponteggi – afferma – vengono montati da imprese che non applicano i contratti collettivi dell’edilizia e che non garantiscono ai lavoratori la formazione obbligatoria. Si eludono così gli obblighi formativi e la verifica della congruità della manodopera, aumentando i rischi di incidenti”.

Anche sulla patente a crediti, la posizione della Fillea resta critica: “Non è uno strumento utile né efficace. I numeri sono esigui e serve solo ad alimentare burocrazia e costi per le piccole imprese, senza incidere sulla prevenzione. La decurtazione dei crediti in caso di incidenti avviene solo dopo sentenze definitive, quindi a distanza di anni”.

“Servirebbe un intervento organico sulla qualificazione d’impresa, che metta al centro storia, competenze, mezzi e rispetto dei diritti dei lavoratori – conclude Di Franco –. Troppe imprese ad accesso libero stanno danneggiando la parte sana del settore. Questo provvedimento non salverà nessuna vittima: continueremo ad ascoltare solo l’ipocrisia dei cordogli e la retorica dei numeri, che fanno male a chi a quei numeri dà un nome, un volto, una storia, una famiglia”.

Domani alle 16.00, presso la sede di Libera Contro le mafie a Roma, la Fillea Cgil dedicherà un incontro al tema della sicurezza, insieme ai familiari delle vittime sul lavoro, agli autori del libro Operaicidio Bruno Giordano e Marco Patucchi, e ai parlamentari Chiara Gribaudo (Pd), Vittoria Baldino (M5S) e Tino Magni (Avs).