Gli oltre 25 mila lavoratori e lavoratrici della sanità privata, accreditata del Lazio, aspettano da dodici anni, come i colleghi di tutta Italia, il rinnovo del contratto nazionale. Lavoratori che da dodici anni, senza aumenti salariali e avanzamento di diritti, mandano avanti ogni giorno un terzo dei servizi alla salute del Lazio, in pochi, con eccesso di straordinari e turni massacranti. Sono infermieri, Oss, terapisti, amministrativi, tante professionalità su cui ricadono interamente gli oneri, come la formazione o gli obblighi assicurativi, ma che non hanno le stesse tutele e gli stessi diritti dei lavoratori pubblici, il cui contratto – anch’esso ormai scaduto  - almeno nel precedente triennio era stato rinnovato. Le trattative con le parti datoriali si sono interrotte per l’ennesima volta di fronte all’indisponibilità di Aris e Aiop, le due associazioni datoriali che rappresentano la gran parte dell’imprenditoria privata in sanità, a versare le risorse necessarie per il rinnovo. Oltre un anno di mobilitazione, scioperi e manifestazioni locali e nazionali, nonostante le quali i confronti sono ripresi a singhiozzo, fino alla rottura dello scorso luglio, quando tutto si è fermato all’esito negativo delle procedure di raffreddamento.