La Fillea Cgil dedica una giornata, mercoledì 29 ottobre, al tema della sicurezza sul lavoro e alla memoria delle vittime dei cantieri. L’iniziativa, dal titolo “La Repubblica delle vittime del dovere”, si terrà alle ore 16 nella sede di Libera contro le mafie, in via Stamira 5 a Roma.

Durante l’incontro saranno presentati la rivista “Sindacato Nuovo”, il libro “Operaicidio” scritto dal magistrato Bruno Giordano e dal giornalista Marco Patucchi, e il docu-film “Articolo 1”, diretto da Luca Bianchini e prodotto da Alveare Cinema in collaborazione con Rai Documentari.

L'evento

Sono previsti gli interventi dei familiari delle vittime, che porteranno le loro testimonianze dirette, e un dibattito pubblico con la partecipazione di. Chiara Gribaudo (Pd), Vittoria Baldino (M5S) e di Tino Magni (Avs). Le conclusioni saranno affidate al segretario generale della Fillea Cgil Antonio Di Franco e alla segretaria confederale della Cgil Francesca Re David, con la moderazione di Elisa Castellucci.

Secondo i dati diffusi dalla Fillea, il settore delle costruzioni resta tra i più colpiti dagli infortuni mortali: nel primo semestre 2025 si registrano 53 decessi. “Sono vite spezzate - sottolinea il sindacato - di lavoratori che per anni hanno conosciuto solo il sudore dei cantieri e l’assenza di giustizia. È tempo di cambiare paradigma, a partire dalle parole: non si tratta di incidenti, ma di operaicidi”.

Le proposte

La Fillea presenterà nel corso della giornata una serie di proposte di riforma strutturale per la sicurezza nei cantieri. La prima riguarda la regolarità e il sistema dei subappalti. “Quando parliamo di sicurezza - spiega il sindacato - dobbiamo parlare di contratti collettivi applicati e di collaborazione con gli Enti bilaterali. Molti infortuni avvengono quando si deroga ai Ccnl o si moltiplicano i subappalti a cascata. È necessario limitare i livelli di subappalto a uno solo, anche nel privato, e solo per lavorazioni specialistiche”.

Un’altra proposta è l’istituzione di una Procura distrettuale e nazionale del lavoro, sul modello della Procura nazionale antimafia. L’obiettivo è coordinare e specializzare le indagini sugli infortuni mortali, oggi spesso affidate a uffici giudiziari troppo piccoli per affrontare inchieste complesse. “Serve una struttura con competenze investigative, tecniche e scientifiche adeguate e consulenti di alto livello che possano condurre indagini rapide e approfondite sulle cause e le responsabilità degli incidenti”.

Il sindacato chiede inoltre il riconoscimento del patrocinio gratuito per le vittime del lavoro e per i loro familiari, indipendentemente dal reddito. “Quando un lavoratore non torna a casa – afferma la Fillea – non può restare solo il dolore. Lo Stato deve assumersi la responsabilità di sostenere le spese legali di chi cerca verità e giustizia”.

Contestualmente, la Fillea propone che i familiari delle vittime vengano riconosciuti come “vittime del dovere”, ai sensi della legge 266/2005 e del d.P.R. 243/2006. “Si tratta di un riconoscimento dovuto - spiega il sindacato - a chi è morto adempiendo ai propri doveri di lavoratore. La Costituzione fonda la Repubblica sul lavoro: riconoscere le vittime del lavoro come vittime del dovere significa dare pieno valore a quel principio”.

Abrogare le norme inefficaci

La Fillea chiede anche di abrogare la patente a crediti per le imprese edili, introdotta nel 2024. Secondo il sindacato, “il sistema non ha efficacia preventiva e si riduce a un onere burocratico e costoso. La decurtazione dei crediti, in caso di omicidio o lesioni gravi, avviene solo dopo sentenza definitiva: in media dopo sette o otto anni”.

Tra le modifiche legislative proposte, anche l’abrogazione dell’articolo 29 del decreto legge n.19/2024, che introduce l’“immunità ispettiva” per le imprese, e dell’articolo 5 del decreto legislativo n.103/2024, che prevede il “preavviso di ispezione”. Entrambe le norme, secondo la Fillea, “limitano i poteri di controllo e compromettono la prevenzione degli incidenti”.

Il sindacato chiede infine di rivedere la normativa sui preposti, che oggi “attribuisce solo responsabilità e nessuna tutela concreta”.

“Ogni infortunio mortale - conclude la Fillea Cgil - rappresenta una sconfitta collettiva. Le famiglie non possono restare sole di fronte a una perdita che lo Stato avrebbe potuto e dovuto evitare. È tempo di costruire una vera Repubblica delle vittime del dovere, fondata sul diritto alla vita e sulla dignità del lavoro”.