“Gli unici a pagare siamo stati noi che non c'entriamo nulla con quanto accaduto, ma che da venti anni lavoriamo a testa bassa. Non siamo scesi ieri dopo la notizia che ci sarebbero stati pagati gli stipendi perché vogliamo certezze per il futuro. Una richiesta che facciamo all'azienda, ma anche alle autorità”. Così, come riprtano le agenzie di stampa, gli operai della centrale biomasse di Cutro, provincia di Crotone, hanno motivato la protesta in atto. Ieri pomeriggio sono saliti sulla ciminiera dell'impianto e lì hanno trascorso la notte a 52 metri d'altezza.

"Una notte difficile. Abbiamo messo tende e sacchi a pelo. C’è stato vento. Ma dobbiamo farlo perché abbiamo timore sul futuro”, ha raccontato uno dei due lavoratori saliti al livello più alto del camino, mentre un'altra decina di colleghi si è accampata distribuendosi sui livelli più bassi. Non sono solo gli stipendi che non percepiscono dal mese di febbraio, ma anche il timore di quanto potrà accadere ora a preoccupare i 37 dipendenti della Serravalle Energy, l'azienda proprietaria della centrale di Cutro che dà lavoro anche a una sessantina di lavoratori dell'indotto.

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Incertezza che scaturisce dalla vicenda giudiziaria della Serravalle Energy coinvolta nell'operazione Black Wood con la quale il 4 ottobre 2022 la Dda di Catanzaro ha eseguito una serie di misure cautelari nell'ambito di un'inchiesta per reati ambientali ipotizzando che l'azienda e altre società attive nel settore fossero state il veicolo per commettere reati ambientali all'interno di una associazione a delinquere. Da qui il sequestro a seguito del quale, nonostante l'azienda fosse garantita da un'amministrazione giudiziaria, sono stati sospesi gli incentivi previsti per legge da parte del Gestore nazionale dei servizi energetici (Gse). Incentivi che per la centrale di Cutro ammontano a quasi 20 milioni di euro.

Una perdita importante che ha provocato la carenza di liquidità per l'azienda e il fermo dell'impianto dal novembre del 2023. A pagarne le conseguenze sono stati soprattutto i 37 operai per i quali era stata avviata la procedura di licenziamento collettivo che è stata scongiurata anche a seguito dello sblocco degli incentivi del Gse. La centrale, però, non è mai tornata in funzione e per gli operai c'era stata la richiesta di cassa integrazione che l'Inps ha rigettato sostenendo che non c'erano le condizioni per dichiarare lo stato di crisi.

L'azienda, con scarsa liquidità, non ha potuto anticipare la Cassa integrazione e i dipendenti sono rimasti senza stipendio da febbraio. Nella giornata di ieri il giudice Mario Santoemma che coordina l'amministrazione giudiziaria ha autorizzato il pagamento degli stipendi di febbraio e marzo per 45 mila euro. Nel frattempo il Tribunale di Crotone ha disposto il dissequestro della centrale e di altri asset della Serravalle Energy, tuttavia i dipendenti chiedono che “ora che avverrà il passaggio di consegne dopo il dissequestro si facciano le cose con regolarità per evitare che a pagare siamo ancora noi. Quelli trascorsi sono stati mesi durissimi, nell'incertezza continua. Questa è una storia assurda – concludono – dove ci sono stati errori da parte di tutti: dalla Dda agli amministratori giudiziari, all'azienda”.