Una vera e propria bomba sociale si rischia al Casinò di Campione d’Italia, l'enclave italiana in territorio svizzero, in provincia di Como. La grande maggioranza della comunità rischia di restare senza lavoro. Sono 486 i dipendenti del Casinò municipale licenziati, 86 i lavoratori comunali dichiarati in esubero, 10 le operatrici della scuola materna licenziate, 4 gli addetti alle pulizie su appalto comunale rimasti disoccupati. Questi gli effetti della chiusura della casa da gioco, che è stata dichiarata fallita dal Tribunale il 27 luglio 2018, lasciando a casa quasi 600 lavoratori. Proprio in questi giorni molti di loro hanno esaurito il sostegno al reddito, con la fine degli ammortizzatori, presto saranno seguiti da chi ha ricevuto la disoccupazione svizzera.

I sindacati locali hanno lanciato l'allarme, sottolineando la gravità della situazione. "Se consideriamo l’indotto (bar, ristoranti, alberghi, servizi) - si legge in una nota di Cgil, Cisl e Uil - i numeri delle attività chiuse e della contrazione dell’occupazione divengono esponenziali. Ciò fa ancora più impressione se rapportato ad un Comune di 1.961 residenti". I numeri e il tempo trascorso dalla cessazione dell’attività, circa due anni e mezzo, "ci obbligano, ancora una volta, a denunciare la grave crisi di sistema che sta attraversando Campione d’Italia. La crisi occupazionale è la punta di un iceberg di una tensione sociale sempre sul punto di esplodere".

Semplificando: senza la riapertura della casa da gioco, Campione d’Italia muore. "Oggi, con fermezza, siamo a ribadire che il rilancio, futuro della comunità di Campione d’Italia deve ripartire da un progetto serio e compatibile di riapertura del Casinò municipale. Un progetto che tenga pure conto della necessità di ricostruire quel tessuto sociale e dei servizi pubblici che in questi due anni di crisi è andato sgretolandosi".

A fare il punto con Collettiva è il segretario generale della Cgil di Como, Umberto Colombo. "Ci auguriamo che le istituzioni intervengano al più presto - dice - per costruire una possibilità di riapertura per la casa da gioco. Altrimenti avremo la bomba sociale. Dobbiamo sempre ricordarci che stiamo parlando di un'enclave italiana in terra elvetica: nel corso degli anni l'intera comunità ha potuto vivere e lavorare grazie al Casinò. Proprio quegli introiti hanno garantito i servizi essenziali ai cittadini. Dal punto di vista sociale, insomma, la fine del Casinò è assolutamente insostenibile". La richiesta del sindacato è dunque chiara: riaprire le attività. "Ci auguriamo un confronto istituzionale già nelle prossime ore, perché non si può più perdere tempo".