Nel 2018 le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 641.261, in aumento dello 0,9% rispetto alle 635.433 del 2017. I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un incremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 539.584 a 542.743 (+0,6%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un incremento pari al 2,8%, da 95.849 a 98.518.

Tra gennaio e dicembre del 2018 il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato dell’1,0% nella gestione Industria e servizi (dai 497.220 casi del 2017 ai 502.156 del 2018) e dell’1,4% nel Conto Stato (da 104.393 a 105.898, tre quarti dei quali riguardano studenti delle scuole pubbliche statali). In agricoltura si registra invece un calo dell’1,8% (da 33.820 a 33.207).

L’analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce di infortunio nel Nord-Ovest (+1,1%), nel Nord-Est (+2,2%) e al Sud (+0,8%), e un calo al Centro (-0,8%) e nelle Isole (-1,0%). Tra le regioni con i maggiori incrementi percentuali si segnalano la Provincia autonoma di Bolzano (+5,4%), il Friuli Venezia Giulia e il Molise (+3,9% per entrambe), mentre i decrementi maggiori sono quelli che sono stati rilevati nella Provincia autonoma di Trento (-6,5%), in Valle d’Aosta (-4,5%) e in Abruzzo (-3,2%).

L’aumento che emerge dal confronto tra il 2017 e il 2018 è legato prevalentemente alla componente maschile, che registra un +1,4% (da 406.689 a 412.300 denunce) rispetto al +0,1% di quella femminile (da 228.744 a 228.961). L’incremento ha interessato soprattutto i lavoratori extracomunitari (+9,3%) e in misura minore quelli comunitari (+1,2%), mentre le denunce di infortunio dei lavoratori italiani, che rappresentano circa l’84% del totale, sono in calo dello 0,2%.

Dall’analisi per classi di età emergono incrementi per la fascia fino a 34 anni (+4,0%) e tra i 55 e i 74 anni (+3,2%). In flessione, invece, le denunce per le fasce 35-44 anni (-3,7%) e 45-54 anni (-0,9%).

CASI MORTALI

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel 2018 sono state 1.133, ben 104 in più rispetto alle 1.029 denunciate tra gennaio e dicembre del 2017 (+10,1%) e 39 in meno rispetto ai 1.172 decessi del 2015, che insieme al 2018 si caratterizza per un’inversione di tendenza del trend, comunque decrescente, registrato negli ultimi anni nel nostro Paese, prendendo come riferimento i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno.

In quasi tutti i mesi del 2018 il numero delle denunce di casi mortali è stato superiore rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente: tra questi spicca, in particolare, agosto, con 132 decessi contro i 78 dell’agosto 2017 (quasi il 70% in più), alcuni dei quali causati dai cosiddetti incidenti “plurimi”, espressione che indica gli eventi che causano la morte di almeno due lavoratori.

L’anno scorso, infatti, nel solo mese di agosto si è contato quasi lo stesso numero di vittime (37) in incidenti plurimi dell’intero 2017 (42). Tra gli eventi dello scorso agosto con il bilancio più tragico si ricordano, in particolare, il crollo del ponte Morandi a Genova, con 15 denunce di casi mortali sul lavoro, e i due incidenti stradali avvenuti in Puglia, a Lesina e Foggia, in cui hanno perso la vita 16 braccianti. Nel 2017, invece, il bilancio più pesante era stato quello delle due tragedie avvenute in Abruzzo, a Rigopiano (11 casi mortali denunciati) e Campo Felice (5).

Allargando l’analisi dei dati a tutti i 12 mesi, nel 2018 tra gennaio e dicembre si sono verificati 24 incidenti plurimi, che sono costati la vita a 82 lavoratori, rispetto ai 15 incidenti plurimi del 2017, che hanno causato 42 morti.

Gli ultimi incidenti plurimi, avvenuti tra settembre e dicembre, hanno provocato la morte di due dipendenti dell’Archivio di Stato, vittime di una fuga di gas ad Arezzo, di quattro persone travolte da una frana durante l’esecuzione di alcuni lavori di emergenza a una condotta fognaria danneggiata dal maltempo a Isola di Capo Rizzuto, in Calabria, di sette lavoratori coinvolti in tre incidenti stradali avvenuti nel Lazio e in Lombardia e di quattro operai deceduti in Puglia: due edili precipitati nel vuoto da una piattaforma di elevazione, nel corso di lavori di ristrutturazione di uno stabile a Taranto, e altri due lavoratori morti a causa dell’esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio nel comune di Arnesano, in provincia di Lecce.

A livello nazionale, i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano nel 2018 un incremento rispetto all’anno precedente sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, che sono passati da 746 a 786 (+5,4%), sia soprattutto di quelli occorsi in itinere, con un aumento pari al 22,6% (da 283 a 347). Nel 2018 si è registrato un incremento di 128 casi mortali (da 857 a 985) nella gestione Industria e servizi e un decremento di 14 casi nel Conto Stato (da 31 a 17) e di 10 in Agricoltura (da 141 a 131).

DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE

Dopo la diminuzione registrata nel corso di tutto il 2017, in controtendenza rispetto al costante aumento degli anni precedenti, nel 2018 le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail sono tornate ad aumentare. Allo scorso 31 dicembre, infatti, l’incremento si è attestato al +2,5%, pari a 1.456 casi in più rispetto all’anno precedente (da 58.129 a 59.585).

L’incremento percentuale maggiore è quello del +2,8% registrato nell’Industria e servizi (da 46.136 a 47.424). In Agricoltura le denunce di malattia professionale sono aumentate dell’1,8% (da 11.287 a 11.491), mentre nel Conto Stato il numero delle patologie denunciate è diminuito del 5,1% (da 706 a 670).

L’analisi territoriale evidenzia incrementi delle denunce al Centro (+1.341), dove si concentra oltre un terzo del totale dei casi protocollati dall’Istituto, al Sud (+618), dove le tecnopatie denunciate sono quasi un quarto del totale, e nel Nord-Ovest (+190). In calo, invece, il dato del Nord-Est (-435) e delle Isole (-258).

In ottica di genere si rilevano 1.328 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 42.251 a 43.579 (+3,1%), e 128 in più per le lavoratrici, da 15.878 a 16.006 (+0,8%). L’incremento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (pari a oltre il 93% del totale denunce), passate da 54.348 a 55.659 (+2,4%), sia quelle dei lavoratori comunitari, da 1.147 a 1.246 (+8,6%) e dei lavoratori extracomunitari, da 2.634 a 2.680 (+1,7%).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (36.637 casi), insieme a quelle del sistema nervoso (6.681, con una prevalenza della sindrome del tunnel carpale) e dell’orecchio (4.574), hanno continuato a rappresentare anche nel 2018 le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dalle patologie del sistema respiratorio (2.613) e dai tumori (2.461). Queste cinque malattie rappresentano quasi il 90% del totale dei casi denunciati all’Inail.

CGIL: COSTRUIRE CULTURA DELLA SALUTE E SICUREZZA

“L'aumento degli infortuni denunciati all'Inail nel 2018 rispetto all'anno precedente, di quelli mortali e delle malattie professionali conferma quanto le organizzazioni sindacali denunciano da sempre: siamo dinanzi a un problema irrisolto, nonostante siano stati messi in campo strumenti importanti di carattere legislativo e contrattuale”. Così, in una nota, la Cgil nazionale.

Per la Confederazione è necessario: “Prendendo spunto dai più recenti accordi sindacali confederali e di categoria implementare tutte le ulteriori misure e strumenti; trasformare il ruolo dell'Inail da ente esclusivamente assicuratore in un  pilastro del sistema integrato di salute e sicurezza; migliorare il quadro delle competenze a livello delle autorità pubbliche agendo rapidamente sull'attuale e insufficiente coordinamento tra le Asl di livello regionale e l'Ispettorato nazionale del Lavoro (Inl); valorizzare il ruolo delle rappresentanze dei lavoratori facendo in modo che nessuna azienda e territorio ne sia più sprovvista". Inoltre, prosegue, "è indispensabile intervenire sui settori attualmente scoperti per quanto riguarda i provvedimenti applicativi del Testo Unico su salute e sicurezza (ferrovie, porti, scuola, marittimo, pesca) e su quelli caratterizzati da una ripetitività degli infortuni soprattutto mortali (cadute dall'alto, ambienti confinati, appalti); realizzare un sistema omogeneo su tutto il territorio nazionale in materia formativa anche al fine di garantire una larga diffusione della cultura della prevenzione che oltre ai luoghi di lavoro abbia nelle scuola un proprio punto centrale".

“Queste sono solo alcune delle proposte che le parti sociali hanno avanzato a tutto il Paese. Esse chiamano in causa in primo luogo le istituzioni della Repubblica. Queste ultime diano prova di apertura alla società, di sensibilità sociale e istituzionale. Si convochino immediatamente le parti sociali più rappresentative delle imprese e dei lavoratori e si passi dal dolore e dallo sdegno a costruire una cultura e una politica della salute e sicurezza rivolta a tutto il Paese”, conclude la Cgil.

Ultimo aggiornamento 19.22